AGI - Si va, via via, componendo il puzzle istituzionale per la transizione in Gabon. Resta, tuttavia, un mistero dove andrà Ali Bongo, il capo di Stato destituito dal un colpo di Stato di fine agosto. L'ex presidente è libero e gli è stata data la possibilità, anche, di riparare all'estero. Bongo avrebbe ricevuto un'offerta di "ospitalità" da parte del Marocco ma, a oggi, non si sa se accetterà l'invito o se resterà nel paese.
Intanto in Gabon, il generale Brice Oligui Nguema, presidente di transizione, ha nominato a capo delle due Camere di un futuro Parlamento di transizione un ex leader dell'opposizione, ma anche un ex leader del regime deposto.
Per usare un'espressione popolare, Nguema ha "spaccato in due la mela" cercando, cosi', di trovare un equilibrio istituzionale in un puzzle complesso, che possa dare stabilita' alla transizione che, per altro, non ha ancora un tempo certo. I due leader sono Jean Francois Ndongou, leader del partito deposto, alla presidenza dell'Assemblea Nazionale, e come presidente del Senato si è rivolto a Paulette Missambo, una delle principali esponenti dell'opposizione.
Il puzzle istituzionale
L'ufficio di presidenza di ciascuna delle due camere del Parlamento avrà quattro vicepresidenti. Questi incarichi saranno occupati da ex dirigenti del regime di Ali Bongo, oppositori, membri della società civile e soldati.
L'Assemblea nazionale di transizione ha come primo vicepresidente l'oppositore Francois Ndong Obiang della piattaforma di alternanza 2023, seguito dall'ammiraglio Gabriel Mali Ondjoua. Florentin Moussavou, membro dell'ex maggioranza presidenziale, è il 3 vicepresidente. L'attivista Geoffroy Foubloula Lebika Makosso siedera' come quarto vicepresidente.
Queste scelte sembrano essere fatte per cercare di dare stabilita' interna al paese, ma anche esterna, cercando di evitare isolamenti internazionali del paese che, altrimenti, rischierebbe un tracollo economico che non si può permettere. Vedremo se tutto ciò avrà successo e se il paese si potrà così, avviare verso un periodo di transizione che lo porti a elezioni libere e fuori dal giogo di una "monarchia" che ha schiacciato in una morsa la popolazione per oltre mezzo secolo.
La carta di transizione
Nguema, inoltre, ha reso nota la carta di transizione che, tuttavia, rimane abbastanza fumosa. Il punto principale e cioè quanto durerà il periodo di tempo che porterà a elezioni libere e il ritorno al potere dei civili non è stato specificato. Ma questo è un punto saliente per capire se il paese vuole andare verso una democrazia, anche se non matura, ma sicuramente in cammino e verso la riduzione delle sanzioni imposte dopo il colpo di stato.
Come accade spesso dopo i golpe, la "carta", che non è ancora una Costituzione, prevede l'immunità per i leader della transizione e per coloro che sono stati coinvolti negli eventi che hanno portato al rovesciamento di Ali Bongo, fino al giorno in cui è stato investito il presidente di transizione.
Tre, invece, sono punti più concreti e cioè:
- Viene specificato che il mandato del presidente di transizione, cioè Nguema, scade con l'investitura del nuovo capo di Stato eletto con elezioni libere e democratiche, anche se la scadenza non è fissata.
- Altro punto: l'Assemblea nazionale di transizione sarà composta da 50 membri provenienti dalle organizzazioni politiche e da venti alti dirigenti nazionali, mentre il Senato da 50 membri.
- Il punto, forse il più controverso, che inevitabilmente ha attirato l'attenzione dell'opinione pubblica, è il divieto di vendita di terreni a stranieri nella Repubblica del Gabon.
Una misura, quest'ultima, preannunciata durante il discorso di investitura proprio da Nguema che, nelle sue intenzioni, dovrebbe mettere fine alle pratiche poco trasparenti e opache che hanno favorito l'acquisizione di terreni da parte di stranieri a scapito di cittadini gabonesi. Si tratta di capire che fine faranno quelle proprietà che già sono nelle mani di cittadini di altri paesi e come verrà modificato, se lo sarà, il diritto fondiario.
Intanto oggi si dovrebbe tenere la prima riunione del governo di transizione composto da 27 membri, guidato dal primo ministro Rayomond Ndong Sima. Economista di 68 anni, già primo ministro dal 2012 al 2014 nel governo Bongo, è poi passato all'opposizione del regime, come spesso capita a queste latitudini.
Sima accusava l'allora esecutivo di cattiva gestione del paese. Dalle decisioni che prenderà il governo in materie economiche e sociali si capirà se davvero la transizione voluta dal golpista Nguem, avrà successo e se porterà, senza strappi, al ritorno dei civili al potere.
Il puzzle si va componendo ma non è scontato che abbia successo. Dipenderà molto se i vari leader messi a capo delle istituzioni saranno in grado di far prevalere l'interesse nazionale su quello personale. Nell'ultimo mezzo secolo non è stato così.