AGI - L'Africa si siede al tavolo dei potenti e non è più solo nel menu. L'entrata come membro permanente dell'Unione africana (Ua) nel G20, tra i grandi del mondo, è un segnale molto forte per il Continente e una vittoria diplomatica dell'India ma, anche un modo per provare a disinnescare la "mina" dei Brics. Ma non solo. I 55 stati africani hanno un Pil complessivo di tremila miliardi di dollari e, già dal 2021, hanno dato vita a un'area di libero scambio continentale, con lo scopo di sviluppare gli scambi intra africani di oltre 1,2 miliardi di persone.
Un potenziale enorme. Ma ora, e sarà tutto nelle mani della Ua, deve mettere a frutto questo patrimonio che, fino ad ora, era solo menzionato nel menu dei vertici internazionali. Una delle aspirazioni dell'Unione africana, presente nella sua agenda per il 2063, era quella di avere un posto di rilievo nelle relazioni internazionali. La presenza nel G20 va proprio in questa direzione. Ma c'è dell'altro.
E cioè che l'Africa ora può lavorare concretamente affinché il Continente non sia più considerato un rischio per gli investimenti, ma un'opportunità, in una logica da pari e non relegato alla subalternità. Ciò permetterà, inoltre, di sviluppare, in un mondo multipolare, strategie usando il dialogo Sud-Sud in maniera tale che le questioni che riguardano il suo sviluppo siano considerate prioritarie per e nell'economia globale.
Tutto ciò, inoltre, ha una rilevanza non solo negoziale, ma anche squisitamente economica legata proprio all'Area di libero scambio continentale, dove dovrebbe prevalere la negoziazione multilaterale, cioè tra grandi aree economiche, rispetto a quella bilaterale, ma per fare ciò è necessario che vi sia un interlocutore globale come puo' essere solo l'Unione africana. Ciò permetterebbe, solo per fare un esempio, all'Unione europea su diversi temi e criticità, di avere un interlocutore unico e, allora, quando vengono evocati piani Marshall per l'Africa, questi non sarebbero più calati dall'alto, ma verrebbero negoziati alla pari con il continente africano.
L'istituzione dell'Area di libero scambio africana (Afcfta) potrebbe consentire un aumento di oltre il 50% degli scambi tra i Paesi del continente e avrà, anche un effetto significativo sugli scambi tra l'Africa e il resto del mondo con un aumento delle esportazioni del 29% e delle importazioni del 7%. Dati del Fondo monetario internazionale. E ciò può produrre un aumento di "oltre il 10%" del Pil reale medio pro-capite.
Il Fondo monetario, tuttavia, sostiene che l'area di libero scambio per avere un impatto significativo sulle economie, i paesi africani dovranno, necessariamente, mettere in campo una serie di riforme economiche e politiche per sostenere il mercato unico. Non è sufficiente la riduzione delle barriere tariffarie e non tariffarie se questa non è accompagnata da un miglioramento del clima imprenditoriale.
Senza riforme, secondo il Fondo monetario, l'impatto dell'area di libero scambio africano sarà minore: la semplice riduzione delle barriere, tariffarie o meno, consentirà agli scambi tra i Paesi africani di crescere solo del 15%, portando a un aumento dell'1,25% del Pil reale medio pro capite. Per cogliere tutte le opportunità, "sarà necessario investire in capitale fisico e umano, creare un solido quadro macroeconomico e modernizzare il sistema di protezione sociale per sostenere i più vulnerabili durante la fase di transizione".
Una Unione africana protagonista nei consessi internazionali e non più osservatore, può determinare un cambio di passo proprio sullo sviluppo reale del continente. Non ha caso la decisione presa in India ha avuto il plauso di tutte per le parti coinvolte. Ovviamente, in particolare, dei leader africani. Se il Sudafrica era già rappresentato al G20, come Stato unico africano, ciò non ha impedito al suo presidente di accogliere con favore l'ingresso dell'Unione africana.
E Cyril Ramaphosa ha sottolineato la necessità di "una cooperazione multilaterale per combattere l'insicurezza alimentare ed energetica". Presente in India anche il comoriano Azali Assoumani, attuale presidente dell'Ua, ha parlato di "culmine di una lotta a lungo termine". "È un grande giorno per tutta l'Africa", ha aggiunto. Il peso massimo del continente, il presidente della Nigeria, Bola Tinubu, ha espresso la sua impazienza di "portare avanti le nostre aspirazioni sulla scena globale utilizzando la piattaforma del G20".
Quello del Kenya, William Ruto, dal canto suo, ha parlato di "una sede che permetterà di orientare le decisioni del G20 per garantire la promozione degli interessi del continente". Il senegalese Macky Sall ha enfatizzato "la decisione storica". Infine, il presidente della Commissione dell'Unione africana, il ciadiano Moussa Faki Mahamat, ritiene che l'integrazione dell'Ua offra ora "un quadro favorevole per amplificare l'advocacy a favore del continente".
I temi sul tavolo sono molti e vanno dai cambiamenti climatici, alla crescita demografica, alla riduzione del debito e della povertà endemica del continente, in una parola solo "sviluppo" sia economico sia politico e scoiale - senza dimenticare che si dovrà mettere mano al tema endemicao della corruzione - e tutto cò discutendone da pari con i grandi del mondo. Un cambio di paradigma che l'Unione Africana dovrà gestire al meglio perché questa decisone rappresenti una svolta epocale.