AGI - Jozef e Wiktoria Ulma e i loro sette figli Stasia (7 anni), Basia (6 anni), Wladziu (5 anni), Franio (3 anni), Antos (2 anni), Marysia (1 anno e mezzo), e un bimbo senza nome che vedeva la luce forse nel momento del martirio della madre, sono beati. È una beatificazione senza precedenti quella della famiglia Ulma, avvenuta oggi in Polonia. Nel corso della seconda guerra mondiale, gli Ulma diedero ospitalità nel piccolo solaio di casa a otto ebrei in fuga, ma con tutta probabilità vennero traditi: la mattina del 24 marzo 1944 la polizia tedesca irruppe nella loro abitazione e, dopo aver ucciso gli ebrei ospitati, passò ai padroni di casa. Anche i bambini di Józef e Wiktoria, la quale era in avanzato stato di gravidanza, furono sterminati, dopo i genitori. È la prima volta che una famiglia viene beatificata insieme. E a migliaia sono arrivati a Markowa: circa 30 mila persone anche dalla Germania, dall'Ucraina, dalla Bielorussia. Ma erano presenti pure i rappresentanti della comunità ebraica, incluso il Rabbino Capo di Polonia. Tutti per celebrare e gioire una famiglia, che come ha ricordato Papa Francesco al termine dell'Angelus "rappresento' un raggio di luce nell'oscurità della Seconda Guerra Mondiale". Gli Ulma siano "per noi tutti un modello da imitare nello slancio del bene, nel servizio di chi è nel bisogno", ha aggiunto.
Nell'omelia, il prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi, il cardinale Marcello Semeraro, ha ricordato i nomi degli ebrei uccisi con gli Ulma, nella notte tra il 23 e il 24 marzo 1944 e ha sottolineato come il tema dell'accoglienza spieghi la beatificazione degli Ulma, una famiglia aperta alla vita, i "santi della porta accanto", come direbbe Papa Francesco. E non si può non ricordare "la piccola creatura che Wiktoria portava in grembo - ha detto Semeraro - e che veniva alla luce nel travaglio della carneficina della madre", un beato senza nome, la cui "voce innocente che vuole scuotere le coscienze di una società dove dilaga l'aborto, l'eutanasia e il disprezzo della vita vista come un peso e non come un dono".
La storia della famiglia Ulma è raccontata in "Uccisero anche i bambini" (edizioni Ares). Un'accurata inchiesta giornalistica compiuta dalla vaticanista dell'Ansa Manuela Tulli insieme con Pawel Rytel-Adrianik, responsabile della sezione polacca di Vatican News e di Radio Vaticana, che si è sviluppata sui luoghi dove la famiglia Ulma ha vissuto e che ha potuto attingere alle fonti del processo di beatificazione. Gli Ulma sono stati anche riconosciuti come "Giusti tra le nazioni", l'onore più grande che lo Stato d'Israele concede a non ebrei. Ogni anno in Polonia sono migliaia i pellegrini che raggiungono la tomba della famiglia Ulma, i "samaritani di Markowa" e nel 2016 nella cittadina e stato inaugurato un museo, intitolato a loro, dedicato ai polacchi che salvarono gli ebrei durante la Seconda guerra mondiale.