AGI - Dopo settimane d'intense polemiche, il 5 settembre, è entrata ufficialmente in vigore a New York una nuova "legge locale" che obbliga proprietari e affittuari a registrarsi presso le autorità cittadine prima di poter inserire i loro annunci su Airbnb, Vrbo o altre piattaforme di affitti turistici 'mordi e fuggi', pena essere sanzionati fino a un massimo di 5mila dollari per ogni infrazione commessa.
Nella Grande Mela, insomma, il far-west degli affitti a breve, secondo gli addetti ai settori, ha i giorni contati. Non a caso Airbnb, sentendosi vittima in primis delle "più severe disposizioni", non ha esitato a definire la nuova legge - a detta del New York Times - "un bando de facto" della sua piattaforma.
La contestata misura prevede che i newyorkesi che intendono affittare un appartamento debbano prima inoltrare le loro richieste all'Ufficio del Sindaco e attestare la conformità del loro immobile ai regolamenti vigenti. Inoltre, non potranno affittare per durate inferiori ai 30 giorni senza essere fisicamente presenti nella struttura per tutta la durata del soggiorno.
Gli esperti del settore, riferisce sempre il New York Times, stimano che la lista delle inserzioni si assottiglierà di circa 10mila annunci, solo nella Grande Mela. A festeggiare, già a partire dal 2024, saranno proprio i tantissimi aspiranti inquilini residenti a New York che beneficeranno di un mercato presumibilmente più ricco d'offerte e di affitti più accessibili.
Il quotidiano non ha dubbi in merito: la decisione della Grande Mela, "è l'ultimo sviluppo, potenzialmente il più importante, della faida che da anni oppone le grandi metropoli alle società di home-sharing", sulla scia della proliferazione delle piattaforme per 'mordi e fuggi'. Un business che, da una parte, ha gonfiato a dismisura (non solo a New York) i prezzi degli affitti, dall'altra ha contribuito ad alimentare la carenza di alloggi nella metropoli.
La situazione in Europa
L'impatto delle piattaforme di home-sharing sul mercato turistico e immobiliare è stato altrettanto dirompente in Europa, dove gli operatori del settore ora temono un'introduzione accelerata di iniziative simili. Parigi, per esempio, è stata tra le primissime Capitali a studiare, già nel 2020, una stretta normativa per gli affitti turistici a breve, considerati i principali responsabili dell'impennata dei prezzi locativi. A fronte della pandemia Matignon decise di temporeggiare ma ora, potrebbe essere più invogliata a ripensarci.
In Europa, le città di Barcellona e Amsterdam sono quelle che da tempo più lungo hanno introdotto regole e restrizioni sugli affitti brevi. Tuttavia, ne l'una ne l'altra, hanno registrato sensibili riduzioni dei canoni di lungo periodo. Anche in Italia è stato proposto un disegno di legge del ministero del Turismo per regolare questo settore, stabilendo limiti (come il 'minimum stay' di due notti nei comuni ad alta densità turistica) e sanzioni per chi esercita quest'attività senza il 'codice identificativo nazionale'.
Dopo la prima bozza erano stati aperti due tavoli di lavoro, uno con gli imprenditori e uno con i comuni. Da maggio a oggi, però, sono stati fatti passi avanti e il dl è ancora in fase di 'bozza'. Non da ultimo, anche l'Unione Europea è al lavoro, da dicembre scorso, su un provvedimento per regolare in modo chiaro, coerente e armonizzato il mercato degli affitti a breve nel Vecchio Continente.
In cantiere c'è una batteria di norme semplici, facili da seguire per tutti gli host europei, volte a tutelare i turisti ma anche ad aumentare la trasparenza dell'intero comparto spesso accusato di percepire entrate 'in nero' e alimentare l'evasione. Il caso di New York potrebbe spingere in calendario anche l'attesa normativa Ue che lo scorso luglio era ancora in fase negoziale, tra Europarlamento e Commissione europea.