AGI - Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan non si arrende e insiste per far ripartire il dialogo con Mosca e convincere il presidente russo Vladimir Putin a rinnovare l'intesa relativa il 'corridoio del grano'. Una visita di Putin nella capitale turca era stata più volte annunciata, e confermata dal Cremlino, nel mese di agosto.
Tuttavia giunti a fine mese non è mai stata annunciata alcuna data, neanche ipotetica, tanto che Erdogan una settimana fa si era affrettato a specificare che la visita sarebbe avvenuta "non appena possibile", ma che ormai se ne sarebbe riparlato a settembre. Ma sull'incontro ha continuato a pesare la mancanza di una data, anche solo ipotetica.
Martedì l'agenzia Bloomberg, citando fonti di Ankara, ha lanciato la notizia secondo cui Erdogan sarebbe intenzionato a volare da Putin il prossimo 8 settembre, vale a dire appena prima di recarsi a Delhi, in India, dove il 9 e 10 settembre è previsto il G20.
Una ulteriore conferma dell'insistenza con cui Erdogan sta cercando di riattivare il corridoio del grano. Una possibilità rispetto a cui si è sempre mostrato ottimista nonostante le difficoltà oggettive e l'intransigenza di Mosca, ma sempre sottolineando l'importanza del faccia a faccia con Putin.
Per la Turchia è inoltre importantissimo mantenere in vita un dialogo tra Russia e Ucraina per evitare azioni che possano favorire una escalation della tensione, sopratutto nel Mar Nero.
La visita a Kiev del ministro degli Esteri turco
Il corridoio del grano è la principale garanzia che la situazione non precipiti proprio a ridosso delle acque territoriali turche. A ulteriore riprova della strategia turca il fatto che Erdogan ha inviato la settimana scorsa a Kiev il ministro degli Esteri Hakan Fidan e annunciato che l'ex capo dei servizi segreti turchi e fedelissimo del presidente da sempre, andrà a Mosca a settembre.
Fidan nella capitale ucraina Kiev ha incontrato il presidente ucraino Volodymir Zelensky e dichiarato che Ankara punta a tenere in piedi il dialogo tra Mosca e Kiev nella speranza che un negoziato per un cessate il fuoco possa ripartire, dopo il brusco stop verificatosi ad Aprile 2022 in seguito alle stragi di Bucha e Irpin che vanificarono gli sforzi diplomatici della Turchia.
"Sono stati discussi diversi temi importanti, tra cui la proposta di pace ucraina e i passi da compiere in vista del Global Peace Forum (in programma in Ucraina ndr). Sul tavolo anche i rischi connessi al blocco del corridoio del grano imposto dalla Russia", ha reso noto Zelensky su Telegram. L'intesa tra Russia e Ucraina lo scorso anno ha consentito il passaggio di circa 36 milioni di tonnellate di grano e prodotti alimentari ucraini attraverso il Mar Nero.
Un'intesa sul cui mancato rinnovo si è rivelata decisivo il no della Russia, che ha posto fine all'accordo lo scorso 17 luglio. Una posizione netta che ha portato a un aumento dei prezzi e spinto l'Ucraina a cercare alternative e nuove opzioni per rivitalizzare l'esportazione dei propri prodotti alimentari.
Le ragioni del 'niet' di Mosca
Alla base del no di Mosca le accuse alla comunità internazionale per il mancato rispetto dell'intesa, siglata an Istanbul il 22 luglio 2022 e che prevedeva anche il passaggio di prodotti e fertilizzanti russi. Una circostanza mai verificatasi a causa delle sanzioni che hanno colpito navi e banche russe rendendo impossibile l'attracco delle navi e transazioni bancarie. Kiev insiste e se l'intesa non verrà rinnovata punta su rotte alternative che passino attraverso il Mar Nero. Una opzione su cui pesano le manovre e le minacce di Mosca.
Kiev aveva infatti annunciato di aver stabilito rotte sicure per le navi nei porti di Odessa, Pivdennyi e Chernomorsk, attraverso le acque di Romania e Bulgaria. Il passaggio di una nave battente bandiera di Hong Kong due settimane fa ha rappresentato un segnale positivo, ma non ha bloccato e non fermerà l'aumento dei prezzi di assicurazione di carichi.
Tensioni nel Mar Nero
Solo pochi giorni prima una nave da guerra russa aveva sparato colpi di avvertimento verso una nave cargo battente bandiera filippina, ma di proprietà di una società turca. Un avvertimento da parte di Mosca cui Ankara ha reagito con un appello a Mosca a evitare episodi che possono far aumentare la tensione nel Mar Nero. Appello servito a poco, considerando l'episodio poi verificatosi lo scorso 13 agosto, quando militari russi hanno fermato e sono saliti a bordo della nave turca Sukru Ozan, in navigazione nelle acque del Mar Nero. Un episodio senza conseguenze, che ha però suscitato polemiche in Turchia, con l'opinione pubblica che ha accusato il governo Erdogan di non aver alzato la voce.
La seconda alternativa per Kiev è rappresentata dal passaggio dei carichi attraverso il Danubio. Una ipotesi su cui spingono gli Stati Uniti, che però non permetterebbe il passaggio di grandi quantità di derrate e per questo non ha suscitato entusiasmo ad Ankara. Washington, in base a quanto riporta il Wall Street Journal, ha un piano per far passare 4 milioni di tonnellate di grano entro novembre, attraverso il Danubio fino ai porti rumeni.
A partire da gennaio l'Ucraina è riuscita a far passare 8.1 milioni di tonnellate di prodotti alimentari attraverso il fiume, nonostante i ripetuti episodi di tensione e attacchi da parte delle truppe russe alle infrastrutture ucraine. Ankara però non è convinta di questa opzione. Il passaggio delle derrate sarebbe infatti molto più lento rispetto a quello del Mar Nero, i costi sarebbero destinati ad aumentare così come i prezzi dei generi alimentari.
L'opzione principale per Ankara rimane quella che prevede il ritorno alla vecchia intesa. Erdogan ha sottolineato recentemente che dal mancato rinnovo dell'intesa i costi di alcuni prodotti alimentari sono aumentati del 15% e le conseguenze sono destinate a ricadere sui Paesi più poveri. Tuttavia Mosca pretende di poter esportare i propri prodotti. Una condizione per cui è necessario che vengano fornite garanzie da parte dei Paesi che hanno applicato le sanzioni. Queste ultime non colpiscono direttamente grano e fertilizzanti, ma influiscono sulla logistica e sulle transizioni bancarie. Ostacoli che Erdogan non potrà rimuovere da solo.