AGI - Uno farà qualsiasi tentativo per trovare una maggioranza in Parlamento e formare un governo. Ma l'altro, il leader del partito più votato in Spagna, non intende in nessun modo "diventare minoranza". È la fotografia del muro contro muro tra il candidato del Psoe, il premier ad interim Pedro Sanchez, e il leader dei popolari, il conservatore Alberto Nùnez Feijòo.
Un muro che, a colpi di dichiarazioni incrociate, sta diventando sempre più invalicabile a una settimana dalle elezioni politiche per il rinnovo delle Cortes anticipate dallo stesso Sanchez.
In un video diffuso sul suo account Twitter il premier ad interim Sanchez ha aperto la giornata politica confermando di volerle tentare tutte per raggiungere una maggioranza parlamentare nonostante la sostanziale parità tra le due coalizioni (il centrodestra e il centrosinistra) consegnata dalle urne: entrambe con 171 seggi, cioè con la necessità di 'recuperare' tra le formazioni indipendentiste, autonomiste e regionali i cinque seggi che mancano per raggiungere la confortevole maggioranza di 176 seggi.
Sanchez ha insistito sul fatto che "lavorerà per ottenere un'investitura" dopo la costituzione delle Cortes, il prossimo 17 agosto, in modo da permettere al Paese di "andare avanti" e poter governare per altri quattro anni.
"È ora di tradurre questa maggioranza sociale in una maggioranza parlamentare al Congresso, ed è quello che faremo non appena le Cortes saranno costituite", ha assicurato Sanchez, chiudendo di fatto la porta all'invito del leader del Pp di incontrarsi "per evitare una situazione di stallo", uno stallo che porterebbe all'ingovernabilità di un Paese alle prese con l'esecuzione del Pnrr e gli impegni della presidenza di turno dell'Ue.
Dall'altra parte, la risposta del leader del Pp, Alberto Nunez Feijoo, è stata tutt'altro che 'remissiva'. Rammentando la vittoria alle elezioni (i popolari hanno ottenuto 137 seggi contro 121 dei socialisti) l'esponente dei conservatori ha chiarito che non accetterà di "trasformare metà degli spagnoli in una minoranza".
"Emarginare milioni di cittadini - ha scritto a sua volta su Twitter - non significa formare maggioranze, ma dividere il Paese". Nel botta e risposta tra i due si è anche inserito il 'giallo' dell'incontro segreto che Feijoo ha avuto con il 'numero uno' dell'estrema destra di Vox, Santiago Abascal, per analizzare i risultati elettorali. Incontro confermato dalla dirigenza di Vox ma di cui non si conoscono i dettagli perché, accusano i socialisti, Feijoo "si vergogna".
Mentre il Pp continua a premere sul Psoe perché "riconosca la vittoria" dei conservatori e si faccia da parte, emerge in modo sempre più chiaro, secondo gli osservatori, che sarà proprio Junts, il partito catalano secessionista di Carles Puigdemont il "tassello fondamentale" per spostare l'ago della bilancia da una parte o dall'altra e permettere la formazione di un governo. In una lettera pubblicata dal quotidiano spagnolo Ara, la dirigenza della Sinistra Repubblicana di Catalogna (Erc) ha chiesto a Junts di superare le divergenze politiche e "unire le forze" per permettere l'investitura di Sànchez ed evitare il ritorno alle urne.
Uno scenario che sicuramente non farebbe bene alla causa catalana. I repubblicani propongono a Junts di "essere esigenti e non intransigenti" puntando piuttosto a ottenere dai socialisti, come contropartita per l'appoggio, cose concrete coma l'amnistia e un altro referendum per l'autodeterminazione. 'Guadagni' concreti, insomma, che permetteranno alla Catalogna di "decidere il suo futuro". (AGI) Sub