AGI - Una volta si partiva per la 'vacanza intelligente'. Oggi, se vuoi essere alla moda in Francia (e non solo lì) devi per forza optare per la 'vacanza-lavoro'. Non è ovviamente uno scherzo e neppure - come direbbero Oltralpe - una 'boutade', tanto è vero che la lingua di Voltaire ha già fatto spazio ufficiosamente al neologismo 'tracances', frutto della contrazione delle parole lavoro (travail) e vacanze (vacances): una semplice ricerca sul web con questa parola riconsegna al curioso di turno oltre 35mila risultati.
Di "tracances" (contrazione che rimanda all'italiano vaca-lavoro) in Francia, si parla comunemente: nei dibattiti televisivi, sui giornali, nelle agenzie viaggio e finanche in ambiente medico sanitario perchè, a dire il vero, degli specialisti hanno già messo in guardia sugli indubbi "limiti" della nuova formula pseudo-vacanziera.
Anche l'emittente radiofonica Rtl ha indagato su questa "nuova tendenza molto diffusa" che è nata in Canada, sulla scia della crisi pandemica e dell'esplosione del telelavoro. Dopo aver drasticamente modificato i nostri modelli lavorativi, "il lavoro dall'hotel o dal resort, evidenzia Rtl, sta prendendo decisamente piede".
Troppo difficile scollegarsi dai social e spegnere il telefono per qualche giorno? Evidentemente per i francesi, specie se professionisti e quadri, essere "sconnessi" è impensabile. Lo stesso Emmanuel Macron, sottolinea divertita l'edizione europea del Politico, da qualche anno si è convertito alle 'tracances'.
"Anche quest'estate, riferisce la testata, il capo dello Stato intende trascorrere parte del mese di agosto al Fort di Bregancon", nel cuore del Var, dove sorge la residenza estiva presidenziale. Un piccolo angolo paradisiaco incorniciato da mari cristallini e con una natura lussureggiante dove però Macron, raccontano i suoi collaboratori, "rallenta il ritmo ...restando sempre sul ponte". Citato da Le Figaro, egli stesso ha definito il Fort de Bregancon "un Eliseo sul Mediterraneo che permette di lavorare".
Se la parola francese 'tracance' si candida Oltralpe ad essere condificata sul dizionario e nel diritto del lavoro, scopriamo (con sollievo) che la lingua di Dante non ha ancora 'partorito' un neologismo equivalente. Probabilmente perché la parola vaca-lavoro suona così male da sembrare un insulto.
O forse perché non rinunceremo mai al lascito culturale degli Antichi secondo cui l'ozio, tutto ciò che non è attività, è importante almeno quanto il lavoro ed è sicuramente imprescindibile per sviluppare le proprie virtù e i saperi ma anche per essere persone più felici ed quilibrate.