AGI - Birre e aringhe sui tavolini ben prima dell’ora di pranzo. Sopra al locale sventola la bandiera dell’Ucraina. Riga, la capitale della Lettonia, tifa Kiev. Il centro storico brulica anche di lunedì mattina. In appena cento metri lungo una stradina lastricata di ciottoli il ‘paesaggio’ è vario: ragazzi tatuati e anziani del posto, un gruppo di inglesi, una comitiva di spagnoli, una giovane dorme piegata su un cuscino.
Vino rosso e cappuccino sui banconi dei pub. “Speriamo che l’Ucraina entri nella Nato”, dice Olga all’AGI, 30 anni originaria di Kiev ‘costretta’ ad emigrare in Germania dopo l’invasione della Russia e in visita ad alcuni amici lettoni. Anche tra gli abitanti della più grande città dei Paesi baltici il ‘coro’ è pressoché unanime: “con Kiev nell’Alleanza Atlantica ci sentiremmo tutti più sicuri”.
“Io sono per l’Ucraina”, spiega Valids artista di strada con il volto segnato dalle rughe. “Il popolo ucraino è molto forte vogliamo tutto il meglio per loro”, rimarca Alita mentre interrompe la lettura di un libro su una panchina nel centro storico. Silenzio (diplomatico) tra i tanti russi che abitano a Riga. Fa eccezione Andrey nato a Mosca e residente in Argentina, forse perché solo di passaggio nella Parigi dell’Est. “Sono rimasto stupito della convivenza tra russi e lettoni che c’è in questa città. In quasi tutti i locali si parla anche il russo. L’atmosfera è molto accogliente”.
La Russia rimane tuttavia un vicino di casa scomodo per il Paese Ue che si affaccia sul mar Baltico. Ed è permanente e visibile la condanna del leader del Cremlino. Da oltre un anno, infatti, campeggia di fronte all’ambasciata russa la gigantografia del viso-scheletro di Vladimir Putin. Affisso alla facciata del museo delle Scienze è diventato una sorta di manifesto nazionale per protestare contro l’invasione di Kiev da parte di Mosca.
Il viso segnato a morte del leader dello Zar appare come una sorta di avvertimento contro l’imperialismo belligerante di Putin. Guarda l’ambasciata di Mosca, sull’altro lato della strada, anche un bambolotto macchiato di rosso, per rappresentare il sangue. Il bimbo appoggia la testa ad un girasole con il simbolo della pace e la scritta: “Slava Ukraini”, gloria all’Ucraina, il saluto ufficiale delle forze armate di Kiev. A fianco un cartello con la scritta in inglese: “La Russia è uno Stato terrorista”.
Intanto nella città vecchia, un gruppo di adolescenti suona in una piazzetta “Fix for you” dei Coldplay. Per loro la guerra è lontana. Riga la multietnica, si riassume nelle parole di Ivo, testa rasata e sguardo fiero. Solleva lo strumento da lavoro per esprimere il suo vangelo: “russi, ucraini, lettoni, tedeschi, io ho amici da tutta Europa. Non è la nazionalità che conta ma quello che pensano e fanno le persone”. Poi richiama il pitbull, richiude la porta del negozio e continua a tatuare.