AGI. - Un anziano ex boss della mafia di Philadelphia ha raccontato degli affari fatti con Donald Trump negli anni '80-90 legati ai casinò in New Jersey e allo sfruttamento di alcune proprietà. Il suo nome è Billy D'Elia, ha 77 anni, ed è stato intervistato da Fox News dopo che il suo nome è apparso nel libro che un giornalista ha scritto e incentrato sui legami tra Trump e l'organizzazione criminale che faceva capo al boss.
Nel libro D'Elia racconta di aver fatto affari con il tycoon, quarant'anni fa, quando Trump stava costruendo il suo impero di casinò ad Atlantic City, e aggiunto un episodio: su un accordo di otto milioni di dollari, il futuro presidente si giocò un milione facendo testa o croce con una monetina. Trump vinse e risparmiò un milione. D'Elia, noto come "Big Billy", era conosciuto dall'Fbi come il boss della famiglia Buffalino, con base in Pennsylvania.
Della organizzazione aveva fatto parte quel Russel Buffalino che l'allora procuratore Robert Kennedy aveva definito "uno dei più spregiudicati e potenti capi mafia negli Stati Uniti". D'Elia era diventato il successore, quando Buffalino era morto nel '94, ma da almeno un decennio aveva allargato gli affari della famiglia, firmando una serie di accordi con gli imprenditori americani. Tra questi, Trump, proprietario di tre casinò: il Trump Taj Mahal, il Trump Plaza Hotel and Casino, e il Trump Marina Hotel and Casino. "Era proprio come appare adesso in tv, arrogante - ha dichiarato alla Fox "Big Billy" - non mantiene la parola".
Il rapporto d'affari tra la mafia e il tycoon viene ricostruita nel libro "The life we chose", scritto dal giornalista Matt Birkbeck, che si è occupato della famiglia Buffalino per decenni. "Quando Trump faceva accordi - racconta l'autore - non voleva i suoi avvocati di mezzo, non voleva nessun altro tranne sé stesso. Dovevano esserci solo lui e i gangster".
"Trump - ha aggiunto il giornalista - sapeva benissimo con chi aveva a che fare". Durante un negoziato nella vendita di quote-tempo delle sue proprietà, il futuro presidente chiese al boss di acquistare migliaia di copie del suo libro, "The Art of The Deal", in modo da farlo schizzare nelle vendite, cosa che poi puntualmente avvenne.
"A chi comprava una quota-tempo per stare nelle sue proprietà - ha raccontato Birkbeck - veniva dato in omaggio una copia del libro di Trump. Solo che quella era stata comprata dalla mafia". L'accordo, secondo la ricostruzione del giornalista, era di acquistare dalle 5 alle 10 mila copie. Il tycoon non è mai stato incriminato per legami con la mafia e per gli acquisti e la gestione dei casinò in New Jersey.
Il portavoce della campagna elettorale del tycoon, Steven Cheung, ha respinto la ricostruzone giornalistica.
"Non andremo a dare importanza - ha dichiarato a Fox News - rispondendo a un libro che appartiene al genere fiction". Oggi D'Elia non fa più parte della mafia, dopo aver passato cinque anni in carcere, condannato per riciclaggio di denaro e minaccia a testimoni.