AGI - In Brasile la deforestazione dell'Amazzonia è diminuita del 33,6% dall'inizio del mandato del presidente Luiz Inacio Lula da Silva, durante il primo semestre del 2023. Il risultato promettente della presidenza di sinistra è stato riferito sulla base delle immagini satellitari dell'Istituto nazionale di ricerche spaziali (Inpe), che ha registrato 2.649 km2 diboscati tra gennaio e giugno, contro 3.988 tra gennaio e giugno 2022, quando al potere c'era il capo di stato di estrema destra, Jair Bolsonaro.
La lotta allo sfruttamento della foresta amazzonica, secondo polmone verde del pianeta, è uno degli obiettivi principali del governo Lula. "Stiamo arrivando a un trend di costante diminuzione della deforestazione in Amazzonia", ha dichiarato il ministro dell'Ambiente Marina Silva. Secondo lei, questi risultati sono il frutto della "decisione del presidente Lula di fare della lotta al cambiamento climatico e alla deforestazione una politica di governo".
Solo a giugno, la deforestazione è crollata del 41% rispetto allo stesso mese nel 2022. Il mese scorso, Lula ha rivelato il suo piano d'azione in quest'area che prevede il sequestro immediato di metà delle aree sfruttate illegalmente all'interno delle aree protette, la creazione di tre milioni di ettari aggiuntivi in queste aree protette entro il 2027, nonché l'assunzione di migliaia di specialisti del settore. Questo annuncio ha fatto seguito alla decisione dei parlamentari di limitare in modo significativo il portafoglio del ministero dell'Ambiente, togliendogli i poteri di gestione delle risorse idriche e del catasto dei terreni rurali.
Per raggiungere i suoi obiettivi, Lula cerca regolarmente di convincere i Paesi più ricchi a finanziare la salvaguardia della foresta amazzonica: Norvegia e Germania hanno già contribuito al Fondo per l'Amazzonia istituito con questa finalità. Inoltre l'ambiente è al centro dei negoziati tra Mercosur (Brasile, Argentina, Uruguay, Paraguay, Venezuela) e Unione europea, che di recente ha esortato i Paesi sudamericani a essere più esigenti nella lotta ai crimini ambientali, condizione per poter finalizzare un accordo bilaterale di libero scambio.
In visita ufficiale a Parigi il mese scorso, Lula ha rilanciato l'invito al suo omologo francese Emmanuel Macron a partecipare al Vertice sull'Amazzonia, che si terrà ad agosto a Belem. Sempre di clima e ambiente ha parlato nell'incontro bilaterale col presidente sudafricano, Cyril Ramaphosa, e con gli organizzatori della Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Cop28), in agenda a fine novembre negli Emirati Arabi Uniti. "Il Brasile sarà implacabile nella lotta contro i crimini ambientali. Combatteremo l'estrazione mineraria illegale e coloro che attaccano le popolazioni indigene. E chiediamo la realizzazione della COP 30 in Brasile, nello stato del Parà", aveva scritto Lula su Twitter. Dalla sua rielezione, Lula ha promesso di annullare le politiche ambientali del suo predecessore e di porre fine alla deforestazione illegale entro il 2030. Sotto il mandato di Bolsonaro (2019-2022), la deforestazione in Amazzonia era aumentata del 75% rispetto alla media dell'ultimo decennio.