AGI - Il presidente russo, Vladimir Putin, ha riaffermato la sua leadership tornando sul palcoscenico globale e, insieme al presidente cinese, Xi Jinping, ha condannato, ancora una volta, le sanzioni imposte dall'Occidente.
I capi di Stato di Cina e Russia si sono confermati protagonisti del summit virtuale della Shanghai Cooperation Organization, sotto la presidenza indiana, il primo appuntamento multilaterale a cui ha partecipato Putin dopo l'ammutinamento dei mercenari della brigata Wagner.
Il leader del Cremlino ha ringraziato i partner per il sostegno alla leadership di Mosca durante la fallita rivolta, mentre Xi ha sottolineato l'importanza della solidarietà tra i membri della sigla per favorire la sicurezza e la ripresa economica regionale.
"Il popolo russo è più unito che mai, i russi hanno fatto fronte unito contro un tentativo di ribellione armata", ha scandito il leader del Cremlino, in collegamento video. "È in corso una guerra ibrida contro la Russia", ha detto Putin, "ma il Paese continuerà a resistere alle pressioni esterne, alle sanzioni e alle provocazioni", ha aggiunto.
"Vorrei ringraziare i miei colleghi dei Paesi Sco che hanno espresso supporto per le azioni della leadership russa a protezione dell'ordine costituzionale e della vita e della sicurezza dei cittadini", ha proseguito, elogiando gli scambi con la Cina, l'80% dei quali avviene nelle valute locali (il rublo e lo yuan) e incitando gli altri Paesi della sigla a seguire l'esempio.
L'asse Mosca-Pechino
La critica di Mosca alle sanzioni registra, ancora una volta, la sintonia con Pechino. Il presidente cinese ha sottolineato l'opposizione al protezionismo e alle "sanzioni unilaterali" nel suo intervento, con un richiamo implicito agli Stati Uniti.
"Dobbiamo opporci alla costruzione di muri e barriere e al disaccoppiamento", il de-coupling, ovvero la separazione delle economie, "e alla rottura delle catene, e sforzarci di portare benefici al mondo", ha detto nel suo discorso, sempre prendendo di mira le pratiche messe in atto dagli Usa. I Paesi della Sco devono "seguire la direzione corretta della solidarieta' e della fiducia reciproca", ha scandito il leader cinese.
Xi ha poi promosso l'iniziativa di sviluppo infrastrutturale euro-asiatica, la Belt and Road da lui lanciata nel 2013, e nota anche come Via della Seta, a cui hanno aderito diversi Paesi della regione. Promuovendo il terzo vertice dell'iniziativa per i dieci anni dal lancio, che si terrà nei prossimi mesi a Pechino, Xi ha, poi, parlato della Via della Seta come di una "strada di felicita'" che va a vantaggio del mondo intero.
La Sco, formatasi nel 2001, con l'aggiunta dell'Uzbekistan al gruppo degli Shanghai Five (Cina, Russia, Kazakistan, Kirghizistan e Tagikistan) conta oggi nove membri, dopo l'ingresso di India e Pakistan nel 2017 e dell'Iran, ammesso quest'anno a pieno titolo nel gruppo.
In attesa di entrare nella sigla il prossimo anno c'e' anche la Bielorussia, che ha finora lo status di osservatore (come Afghanistan e Mongolia). Sei i partner di dialogo della Sco: Armenia, Azerbaijan, Cambogia, Nepal, Sri Lanka e Turchia. Talvolta definita come un "club dei dittatori", la Sco conta per quasi la meta' della popolazione globale, e il gruppo si pone - soprattutto sulla spinta di Russia e Cina - come alternativo al sistema di alleanze dell'Occidente.
Il ruolo dell'India
Un sentiero, questo, particolarmente impervio per il Paese ospitante il vertice di quest'anno: l'India, impegnata a mantenere un difficile equilibrio tra lo storico legame con Mosca, gli attriti con Pechino per le questioni di confine, e il corteggiamento degli Stati Uniti e dell'Occidente, a solo pochi giorni dalla visita di Narendra Modi negli Stati Uniti, che hanno srotolato il tappeto rosso per il primo ministro indiano, ricevuto alla casa Bianca dal presidente, Joe Biden.
L'India è l'unico membro della sigla a fare parte, contemporaneamente, anche del Quad, assieme a Stati Uniti, Giappone e Australia, visto come una sorta di prolungamento della Nato in Asia e criticato da Pechino come "una cerchia ristretta" che ha come obiettivo il contenimento della Cina.
Nel suo intervento in apertura del summit, Modi non ha toccato il tema della guerra in Ucraina, né accennato all'assertività della Cina nell'Indo-Pacifico, concentrandosi, invece, sulla cooperazione regionale e sul contrasto al terrorismo, con un richiamo indiretto al Pakistan.
"Alcuni Paesi usano il terrorismo trans-frontaliero come strumento delle loro politiche e danno rifugio ai terroristi", ha detto Modi, sottolineando la necessità, condivisa anche da tutti gli altri membri della sigla, di mantenere la stabilita' in Afghanistan dopo il ritorno al potere dei talebani.