AGI - Il re Guglielmo Alessandro dei Paesi Bassi ha porto le scuse ufficiali per la partecipazione del suo Paese allo schiavismo colonialista, dichiarando di sentirsi "personalmente e profondamente" colpito. "Oggi mi presento davanti a voi in qualità di sovrano e come parte del governo. Oggi mi scuso", ha detto nel corso di un evento dedicato ai centocinquant'anni della liberazione degli schiavi nelle antiche colonie.
Alla cerimonia commemorativa, tenuta ad Amsterdam, hanno assistito migliaia di discendenti degli schiavi del Suriname e delle isole caraibiche di Aruba, Bonaire e Curacao, per ricordare il "Keti Koti" ("la rottura delle catene" in lingua surinamese).
Le scuse del re, pronunciate nei giardini di Oosterpark, sono seguite a quelle del primo ministro olandese Mark Rutte, il quale aveva ufficialmente presentato le proprie anche a nome del governo nel dicembre scorso. "Il commercio degli schiavi e la schiavitù sono riconosciuti come un crimine contro l'umanità" ha detto il sovrano, aggiungendo che la casa di Orange non assunse alcuna misura per mettervi fine. Il discorso è stato trasmesso in diretta televisiva.
Il re Guglielmo Alessandro ha menzionato nel suo discorso la disposizione legale olandese del 1644 in cui si affermava che "nella città di Amsterdam, e nella sua giurisdizione, tutti gli uomini sono liberi e nessuno è schiavo". E ha aggiunto che "tra tutte le forme in cui una persona può essere privata della sua libertà, la schiavitù è sicuramente la più dolorosa, degradante e inumana".
Circa 600 mila persone furono trasportate attraverso l'Oceano Atlantico su navi olandesi per essere vendute come schiavi e obbligate a lavorare nelle piantagioni, e circa 75 mila tra loro non sopravvissero alla traversata.
"Qui, nei Paesi Bassi europei, la schiavitù era severamente proibita, laddove si considerava normale nelle colonie d'oltremare in cui si praticava su larga scala. Una dolorosa verità", ha osservato il monarca. Nel mese scorso, una indagine indipendente ha calcolato che la Casa reale dei Paesi Bassi guadagnà l'equivalente di oltre 545 milioni di euro tra il 1675 e il 1770 dalle colonie.