AGI - La guerra in Ucraina sta ridisegnando le alleanze internazionali e anche quelle in Africa. Cina e Russia, per diversi motivi, stanno proseguendo la loro marcia di "conquista" del continente africano. La loro alleanza sul piano internazionale si sta riflettendo anche in Africa? È la domanda che molti analisti si stanno ponendo e cioè se Cina e Russia nel continente siano partner o competitor.
Gli interessi di Pechino e Mosca sono diversi e per taluni aspetti divergenti, ma hanno in comune un medesimo tratto: le azioni cinesi e russe sono simili in quanto non chiedono principi di condizionalità ai partner africani, ma il capitale che può offrire la Cina non è certo nelle disponibilità della Russia.
Non è un caso che il commercio sino-africano abbia superato i duemila miliardi di dollari nell'ultimo decennio e la Cina è rimasta il principale partner commerciale dell'Africa. Nel 2022 i nuovi investimenti diretti della Cina in Africa sono stati pari a 3,4 miliardi di dollari. Nei primi quattro mesi del 2023 hanno già raggiunto 1,38 miliardi di dollari con un aumento del 24% rispetto all'anno precedente.
Numeri che dimostrano la tenuta della cooperazione economica e commerciale e la fiducia delle imprese cinesi nel mercato africano. Da questo punto di vista la Russia ha poche chance di competere con Pechino.
Briciole esplosive per Mosca
Sembra, quasi, che la Cina lasci al suo partner russo in Africa solo le briciole. L'approccio che Pechino e Mosca riservano all'Africa, poi, è molto diverso. L'azione russa si è sempre rivolta a Paesi ad alto rischio come il Sudan, il Mozambico, parte del Sahel - Mali e Burkina Faso in testa - nella Repubblica Centrafricana, nel Nord, in Libia in particolare, in buona sostanza dove, inoltre, vi è una forte presenza jihadista.
L'offerta russa si basa su un approccio securitario attraverso la Compagnia di mercenari Wagner che combattono a fianco degli eserciti regolari, come nel Sahel, o a supporto di milizie. E, poi, attraverso la fornitura di equipaggiamenti militari.
Questa è un'arma di penetrazione che consente a Mosca di fare crescere la sua influenza. È stato evidente nel Sahel, in particolare in Mali, dove è riuscita, in pochissimo tempo, a sostituire l'influenza francese con la sua, anche grazie a un'azione di propaganda, attraverso i social, che ha fatto crescere il sentimento anti-francese e avvicinato le opinioni pubbliche alle sue posizioni. Le bandiere russe hanno sventolato nelle piazze di Bamako.
L'azione della Cina, invece, è capillare e diffusa ovunque. I numeri dell'interscambio e degli investimenti diretti lo dimostrano, anche se il rapporto rimane squilibrato e a favore del dragone che sembra inamovibile dal divano africano.
Anche qui i numeri ci vengono in soccorso. Nei primi quattro mesi del 2023 le esportazioni cinesi verso i paesi africani sono aumentate del 26,9% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, raggiungendo i 58,9 miliardi di dollari.
Le importazioni cinesi dall'Africa, invece, sono diminuite dell'11,8%, raggiungendo i 35,5 miliardi di dollari. E c'è un altro dato di squilibrio: la maggior parte delle esportazioni cinesi verso l'Africa è costituita da prodotti finiti - tessile e abbigliamento, macchinari, elettronica - mentre le esportazioni africane dalla Cina sono dominate da materie prime come petrolio, rame, cobalto e minerale di ferro.
L'obiettivo, tuttavia, della Cina è quello di portare le importazioni cinesi dal continente africano a 100 miliardi di dollari per arrivare a 300 miliardi di dollari all'anno entro il 2035. Tutto ciò dimostra, se ce ne fosse ancora bisogno, che Mosca non ha nemmeno lontanamente la capacità di influenza politica ed economica che, invece, la Cina esercita in Africa.
Anche per queste ragioni Mosca e Pechino rimangono competitor e non partner nel continente. Ma c'è un 'ma', come sempre. Se l'Africa ha bisogno della Cina - sono in molti gli analisti che pensano sia in atto una nuova colonizzazione da parte di Pechino - la Russia ha bisogno dell'Africa. Secondo Marco di Liddo, direttore del Centro Studi Internazionali, interpellato dalla rivista Africa, "a Mosca servirà il supporto africano. Per due motivi: il primo perché deve trovare nuovi partner, nuove fonti di approvvigionamento, e nuovi mercati alternativi a quello europeo. In secondo luogo perché il sogno della Russia è quello di rafforzare il suo ruolo di gigante minerario per cercare poi di militarizzare le risorse, sviluppando tecnologia bellica. Questa è una partita che non va sottovalutata, cruciale anche per il nostro futuro, perché l'Europa è molto fragile, e rischia di perdere terreno di influenza in Africa, con le sue risorse sempre più contese strategicamente".