AGI - La Russia torna ad agitare lo spettro della guerra atomica. In genere a farlo è Dmitri Medvedev, ex premier, ex presidente e interprete dell'anima più oltranzista del Cremlino nella crisi ucraina.
Ma questa volta a parlare è direttamente lui, Vladimir Putin, che approfitta del palcoscenico del Forum di San Pietroburgo per annunciare che il trasferimento sul territorio bielorusso di armi nucleari tattiche "è un elemento di deterrenza, un segnale per coloro che stanno pensando di infliggere una sconfitta strategica alla Russia". "Completeremo il trasferimento delle armi nucleari entro la fine dell'estate", aggiunge.
Poi avverte la Nato: la Russia "ha più armi nucleari dei Paesi della Nato. Vogliono che le riduciamo, ma non lo faremo". E ammonisce anche chi crede nella controffensiva ucraina: "Presto smetterà di usare armi ed equipaggiamenti di sua produzione, tutto ciò che usano viene dall'esterno, in questo modo non si combatte a lungo".
Il suo attacco al presidente ucraino Zelensky sconfina nel razzismo: "Non è ebreo, ma la vergogna del popolo ebraico" dice intervistato alla sessione plenaria del Forum, prima di chiedere di osservare un minuto di silenzio per ricordare l'ex presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, morto lunedì all'età di 86 anni.
Il capo del Cremlino ribadisce che l'ex premier italiano "ha fatto molto per costruire relazioni a lungo termine tra Russia e Nato" e lo definisce una persona "brillante", una figura "di livello internazionale".
Quanto alla vicenda dei droni su Mosca e San Pietroburgo, Putin afferma che "distruggere un qualsiasi edificio al centro di Kiev non costa nulla, ma non lo facciamo per una serie di considerazioni". Gli attacchi ucraini sul territorio russo sono "tentativi di provocare gravi azioni di ritorsione da parte della Russia". "Se abbiamo distrutto cinque complessi Patriot vicino Kiev, cosa ci costa distruggere un qualsiasi edifico o infrastruttura a Kiev?", aggiunge.