AGI - La missione di pace africana per la guerra in Ucraina si concretizza e le delegazioni di sei paesi - Zambia, Senegal, Congo-Brazzaville, Uganda, Egitto e Sudafrica - passeranno prima per Kiev e poi si recheranno a Mosca.
Una missione voluta dal presidente del Sudafrica, Cyril Ramaphosa, già arrivato nell'area di Kiev, che al suo fianco avrà i capi di Stato del Senegal, Macky Sall e dello Zambia, Hakainde Hichilema. Mentre il presidente dell'Egitto sarà rappresentato dal suo capo di governo e il ministro degli Esteri dovrebbe rappresentare l'ugandese Yoweri Museveni che, sembra, abbia contratto il Covid.
Denis Sassou Nguesso sarà, invece, il grande assente di questa missione. Anche il capo di stato delle Comore, attuale presidente dell'Unione africana, Azali Assoumani, è già in Polonia, punto di "raccolta" per la delegazione africana.
Dopo una tappa a Bucha, i leader africani incontreranno il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, al termine ci sarà una conferenza stampa. La delegazione lascerà poi Kiev per recarsi a San Pietroburgo dove incontreranno il presidente russo Vladimir Putin.
Artefice e coordinatrice della missione di pace africana e la Fondazione Brazzaville, il cui presidente, Jean-Yves Ollivier, ha già condotto, nelle due capitali, una missione esplorativa. Secondo la Fondazione Brazzaville, questi sei Paesi sono stati scelti per rappresentare le diverse visioni del continente africano sul conflitto, con paesi come il Sudafrica e l'Uganda che difendono i loro legami con la Russia, e altri come lo Zambia e l'Egitto, che hanno votato per il ritiro delle truppe russe dall'Ucraina nell'ultima risoluzione delle Nazioni Unite.
Creata nel 2015 è presieduta dal francese Jean-Yves Ollivier, uomo d'affari che ha fatto fortuna commerciando materie prime in tutto il mondo, in particolare in Africa, dove ha stretto forti legami con numerosi presidenti africani: dall'ex presidente ivoriano, Felix Houphouet-Boigny, al presidente del Congo-Brazzaville, Denis Sassou-Nguesso, passando per l'angolano, José dos Santos.
Jean-Yves Ollivier è un habitué dei palazzi presidenziali. "Mi sono dedicato agli affari e la politica mi ha raggiunto". Dietro questa missione c'è anche un po' di Francia. Da parte sudafricana, non sorprende che in questo progetto, tanto ambizioso quanto difficile, sia stato coinvolto Cyril Ramaphosa.
Il presidente sudafricano è sempre stato, fin dall'inizio del conflitto, colui che ha sempre invitato al dialogo per trovare una soluzione negoziata al conflitto e, quindi, cominciare a parlare di pace in un conflitto le cui conseguenze pesano notevolmente sul continente africano.
L'Africa non ha voluto rimanere inattiva su un tema che la riguarda direttamente, non fosse per le conseguenze economiche di questo conflitto su tutto il continente. È con questa volontà che questa missione di pace si è concretizzata a gennaio nella massima segretezza con discussioni solo tra capi di Stato.
In una dichiarazione alle agenzie internazionali, il presidente della Repubblica del Congo, pur non essendo presente, Sassou Nguesso, ha detto che i leader africani porteranno "un messaggio di pace, o almeno di pacificazione" ai presidenti ucraino e russo, per "far comprendere ai belligeranti le sofferenze causate da questa guerra ai popoli deboli del mondo e in particolare ai popoli dell'Africa".
L'Africa, il continente con la maggior concentrazione di paesi a basso reddito, è la regione del mondo che maggiormente ha subito il contraccolpo degli effetti del conflitto russo-ucraino: dalla crisi del grano all'aumento del costo delle materie prime fino alla scarsita' di fertilizzanti, elementi che stanno mettendo letteralmente in ginocchio l'approvvigionamento alimentare di molti paesi.
L'Egitto, ad esempio, soddisfa oltre l'80% del proprio fabbisogno cerealicolo approvvigionandosi ai mercati russo e ucraino e lo stesso vale per decine di altri paesi nel continente, dove è in atto una crisi alimentare e nutrizionale molto seria in un contesto di galoppante inflazione economica.
Sulla missione africana, tuttavia, pesano anche frizioni internazionali, in particolare quelle tra Stati Uniti e Sudafrica, dopo le accuse fatte a Pretoria di aver fornito armi a Mosca. Il presidente sudafricano Ramaphosa, dal canto suo, ha assicurato che il suo paese non sarebbe stato coinvolto in "una competizione tra potenze mondiali" sull'Ucraina e che è stato soggetto a "straordinarie pressioni" per scegliere da che parte stare.
"Non accettiamo che la nostra posizione di non allineamento favorisca la Russia rispetto ad altri paesi. Non accettiamo nemmeno che metta a repentaglio le nostre relazioni con altri Paesi", in particolare la Russia. È noto, inoltre, che gli Stati Uniti stiano facendo pressioni su numerosi paesi africani affinché scelgano da che parte stare, cioè abbandonino Mosca, e quindi sono siano piu' soggetti "neutrali" rispetto alla guerra ucraina.