AGI - Un barcone con centinaia di migranti a bordo è naufragato al largo del Peloponneso. La Guardia costiera greca ha recuperato 78 corpi, ma secondo le informazioni preliminari a bordo del peschereccio, lungo 30 metri, c'erano centinaia di persone. Sono stati soccorsi 104 migranti e si teme vi siano, quindi, centinaia di dispersi. Il peschereccio era salpato da Tobruk, in Libia.
La tragedia è avvenuta al largo di Pylos e l'allarme è stato dato per primo dal Centro di coordinamento del soccorso marittimo di Roma. Quest'ultimo particolare viene affermato dalla Guardia costiera greca in un comunicato in cui questa mattina informava che "è in corso un'ampia operazione di ricerca e salvataggio in acque internazionali nell'area marittima di 47 miglia nautiche a sud-ovest di Pylos".
La Guardia costiera greca era stata ieri "informata dal Rcc Roma di un peschereccio nella suddetta zona, a bordo del quale si trovava un gran numero di stranieri". Il peschereccio, spiega la Guardia costiera greca, è stato "inizialmente avvistato a mezzogiorno di ieri da un velivolo di Frontex e poi da due imbarcazioni di passaggio che navigavano verso nord senza chiedere assistenza". Alla volta dell'imbarcazione sono salpate una motovedetta ed è decollato un elicottero. Il motopesca, spiega il giornalista di Radio Radicale Sergio Scandura, era partito da Tobruk, in Libia. Nell'area, secondo la mappa pubblicata Scandura, si trovavano sette navi commerciali e un velivolo Frontex.
Nel pomeriggio, prosegue la Guardia costiera greca, due navi si sono avvicinate alla barca e le hanno fornito scorte di cibo", ma, sostiene Atene, i migranti "hanno rifiutato sia i rifornimenti che l'assistenza". A una motovedetta della Guadia costiera greca, che ha verificato "l'esistenza di un gran numero di migranti sul ponte esterno" della barca, le persone a bordo hanno "dichiarato la volonta' di proseguire il viaggio verso l'Italia".
La motovedetta "è rimasta vicino all'imbarcazione per eventuali soccorsi, che ha proseguito la sua rotta. "Nelle prime ore della mattinata di oggi - spiega Atene - il peschereccio di cui sopra si è ribaltato e infine è affondato ed è cominciata subito un'ampia operazione di ricerca e salvataggio con la partecipazione della motovedetta e di tre navi in transito, mentre un aereo C-130 dell'Air Force si e' precipitato nell'area, cosi' come altre tre navi in transito.
L'imbarcazione è affondata in una delle aree piu' profonde del Mediterraneo, a causa dei movimenti delle persone a bordo della nave. "La parte esterna - ha detto a ertnews.gr il portavoce della Guardia Costiera greca Nikolaos Alexiou - era piena di persone, e presumiamo lo stesso per l'interno. Cio' che i miei colleghi hanno visto quando sono andati sul posto, e' che la nave era sovraccarica. A causa di uno spostamento delle persone che erano all'interno della nave, questa e' affondata".
Alle 2 del mattino l'equipaggio della motovedetta ha visto il peschereccio sbandare a destra, poi bruscamente a sinistra e poi ancora a destra in modo così violento da capovolgersi.
In dieci o quindici minuti dopo la barca è affondata del tutto. E' un'altra tragedia in mare che, secondo l'Oim, "rafforza l'urgenza di un'azione concreta e globale da parte degli Stati per salvare vite umane in mare e ridurre i viaggi pericolosi ampliando percorsi sicuri e regolari verso la migrazione".
"Sul barcone forse 600 persone"
"Il numero dei morti aumenta di ora in ora, e doverse persone racontano che a bordo erano circa 600", ha rivelato al Guardian un funzionario del governo greco, alle prese con quello che potrebbe essere uno dei naufragi più gravi avvenuti al largo del Paese.
Sia i morti sia i feriti vengono trasferiti a Kalamata. "Sempre più persone attraversano i mari aperti anche in condizioni meteorologiche più tempestose - ha affermato Natassa Strachimi, avvocato di Refugee Support Aegean, una Ong che fornisce assistenza legale ai richiedenti asilo - e i viaggi impiegano molto più tempo perché la destinazione è l'Italia". Altre fonti indicano un numero di 750 migranti a bordo del peschereccio.
"Donne e bambini erano nella stiva"
"Continuiamo ad operare al largo di Pylos e lo faremo anche di notte, con l'assistenza dei C-130 dell'Aeronautica Militare", ha detto a ertnews.gr Nikolaos Alexiou, portavoce della Guardia costiera greca. Secondo le informazioni di Ert, i sopravvissuti affermano che sulla nave c'erano da 500 a 700 persone: donne e bambini erano nelle stive. I migranti provengono da Siria, Pakistan, Egitto.
Ventisei persone sono ricoverate nell'ospedale di Kalamata con ferite lievi o ipotermia: sono tutti uomini, giovani e di mezza età. Settantotto persone si trovano nei locali della Guardia Costiera e domani saranno trasferite in una struttura di accoglienza a Malakasa.
Le dozzine di corpi che sono stati identificati si trovano su una nave della Marina e dovrebbero essere portati a Corinto per un esame forense. Tre persone sono state anche portate all'autorità portuale di Kalamata per essere interrogate.
Diversa è la ricostruzione fornita da Alarm Phone. La ong afferma di aver allertato la Guardia Costiera greca, Frontex e l'Unhcr in Grecia alle 16.53 del 13 giugno sulle condizioni dell'imbarcazione in difficoltà, da cui aveva ricevuto svariate richieste di aiuto. Le autorità greche, come quelle di Italia e Malta, erano già allertate e conoscevano la critica situazione dell'imbarcazione. Eppure "una operazione di salvataggio non è stata lanciata", finché nelle prime ore del 14 giugno il peschereccio si è rovesciato.
"Già nelle ore successive al disastro in mare la Guardia Costiera greca ha cominciato a giustificare la sua mancanza di assistenza motivandola col fatto che le persone in difficoltà non avevano voluto essere salvate in Grecia". "Chiediamo: perché c'è gente per mare così timorosa di incontrare le forze greche?" si domanda Alarm Phone, rispondendo che il motivo risiede nella consapevolezza "delle orribili e sistematiche pratiche di respingimento operate dalle autorità greche". Alarm Phone accusa ancora una volta la Grecia (polizia, guardacoste, guardie di frontiera) di "violenze" che vanno dalle percosse all'abbandono in mare.
Nella ricostruzione dell'Sos lanciato dalla barca, Alarm Phone riporta la cronologia delle comunicazioni, da cui si evince che già alle 14.17, cioè alla prima richiesta di aiuto, i migranti spiegavano che "non avrebbero potuto sopravvivere alla notte" considerando le condizioni del natante.