AGI - Alla fine ce l'hanno fatta: i ministri degli Interni dell'Unione europea, riuniti a Lussemburgo al Consiglio Affari interni, hanno raggiunto l'accordo sul mandato negoziale per i due principali regolamenti del Patto per le migrazioni e l'asilo. Ci sono voluti nove anni per arrivarci. E solo oggi sono state necessarie dodici ore di negoziato e due tentativi di voto.
Alla fine il sostegno è stato ampio: contrari solo Ungheria e Polonia; astenuti Malta, Slovacchia, Lituania e Bulgaria. Tutti gli altri a favore, Italia compresa. Che ha avuto un ruolo determinante nei negoziati delle ultime ore con il ministro Matteo Piantedosi che nel suo primo intervento aveva parlato di una riforma "destinata al fallimento".
"L'Italia ha ottenuto il consenso su tutte le proposte avanzate. In primis, abbiamo scongiurato l'ipotesi che l'Italia e tutti gli Stati membri di primo ingresso venissero pagati per mantenere i migranti irregolari nei propri territori. L'Italia non sarà il centro di raccolta degli immigrati per conto dell'Europa", ha rivendicato il capo del Viminale al termine della riunione che più che "storica" preferisce definire la giornata conclusa "impegnativa".
"Abbiamo ottenuto la creazione di un nuovo fondo europeo per i Paesi terzi di origine e transito dei flussi per la dimensione esterna e nel sistema, come misura di solidarietà obbligatoria complementare ai ricollocamenti, è prevista anche la compensazione dei 'dublinanti'", ha evidenziato.
Cosa prevede l'accordo
Nel dettaglio, l'accordo prevede l'obbligo di solidarietà: gli Stati dovranno dare sostegno ai Paesi in difficoltà con la disponibilità ai ricollocamenti o in alternativa al pagamento di 20 mila euro per ogni migrante non ricollocato. L'Italia però ha rifiutato la compensazione e ha chiesto che venga destinata a un fondo europeo per la dimensione esterna, a favore dei Paesi terzi. "Abbiamo rifiutato ogni possibile compensazione in denaro perché non ritenevano che la dignità del nostro Paese potesse mettere in campo soluzioni di questo tipo", ha spiegato Piantedosi.
L'altro elemento di novità riguarda il doppio binario per la gestione degli arrivi al confine. I migranti di provenienza da Paesi terzi con bassa probabilità di ottenere l'asilo saranno trattati con una procedura accelerata per il rimpatrio verso Paesi terzi sicuri, anche di transito. Elemento che aveva portato la Germania a bloccare tutto l'accordo perché rivendicava maggiori condizioni per la definizione sia del "Paese terzo sicuro" che la connessione del migrante con il Paese di transito verso cui sarebbe rimpatriato. Anche in questo caso l'Italia sembra aver chiuso la trattativa a proprio favore.
"Alla fine abbiamo trovato una formulazione nel testo che potesse consentire una conciliazione tra le diverse posizioni sulla definizione del Paese terzo sicuro. Una formulazione che non fosse troppo stringente, vincolante, che depotenziasse il testo. L'Italia non aveva in mente nulla che fosse lesivo del quadro giuridico del diritto internazionale e su questo è stata compresa", ha raccontato ai giornalisti il capo del Viminale.
"Dipenderà dagli Stati membri applicare il concetto di 'Stato terzo sicuro'" nel quale eventualmente trasferire un migrante "e determinare se esiste una connessione tra il richiedente e il Paese terzo a seconda che sia ragionevole per lui o lei andare in tale Paese", ha confermato la ministra per le Migrazioni svedese, Maria Malmer Stenergard, che aveva la presidenza di turno del Consiglio. La commissaria agli Affari interni, Ylva Johansson, è entrata ancora di più nel dettaglio: "Il testo include alcuni esempi su cosa sia la connessione del migrazione con il Paese di transito: se la persona ha vissuto o ha membri della famiglia nel Paese. Ma possono esserci anche altre possibilità".
Rimangono comunque in vigore le regole di Dublino: la responsabilità dei migranti arrivati è in capo allo Stato di primo arrivo per 24 mesi (12 mesi per gli arrivi con le operazioni Sar). La procedura per la gestione della richiesta d'asilo per i provenienti da Paesi con bassa probabilità di accoglimento dovrebbe essere gestita in dodici settimane.
Il via libera al Consiglio è solo un primo passo. Ora partono i negoziati con il Parlamento europeo (che aveva già approvato la propria versione dei testi proposti dalla Commissione). L'obiettivo, ricordato dalla presidente del Pe, Roberta Metsola, è arrivare all'approvazione definitiva entro la fine della legislatura. "Vediamo", dice Piantedosi.
Piantedosi: "L'Italia non sarà il centro di raccolta dell'Ue"
"L'Italia ha ottenuto il consenso su tutte le proposte avanzate nel corso del Consiglio odierno. In primis, abbiamo scongiurato l'ipotesi che l'Italia e tutti gli Stati membri di primo ingresso venissero pagati per mantenere i migranti irregolari nei propri territori. L'Italia non sarà il centro di raccolta degli immigrati per conto dell'Europa". Lo dichiara il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, dopo il voto al Consiglio Affari interni.
Meloni: "Passi avanti per tutti"
Per quanto riguarda i flussi migratori, "abbiamo parlato con la Tunisia e con gli altri e mi pare che ci siano degli importanti passi avanti". Lo ha detto la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, arrivando alla masseria di Li Reni, di Bruno Vespa, a Manduria.
"Il problema" dei flussi migratori irregolari, ha aggiunto la premier, "ce lo abbiamo tutti e l'unico modo di affrontarlo è risolverlo all'inizio, alla partenza. Io sono soddisfatta di questo e anche di essere riuscita a far capire che c'è un modo per affrontare la questione insieme, cosi' come sono soddisfatta del viaggio che faremo domenica in Tunisia con la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, e con il primo ministro olandese Mark Rutte, per affrontare un'altra grande questione che è italiana ma anche europea, perché quando noi non riusciamo a reggere i flussi migratori in qualche maniera il problema diventa di tutti".
"Questo tema - ha proseguito la premier - noi lo abbiamo posto, anche rispetto al Fondo Monetario Internazionale. Abbiamo chiesto un approccio pragmatico, di sostenere una nazione che è in una situazione particolare, molto delicata". "La buona volontà, la dedizione possono portare dei risultati per cui guardo con molto ottimismo alla missione di domenica", ha concluso la presidente del Consiglio.