AGI - Ancora la Francia. Ancora un attacco con coltello. Ancora vittime innocenti, quelli che in terminologia tecnica di definiscono "soft target". Questa volta sono bambini nei passeggini, il più orribile dei crimini. Ne parliamo con Carlo Biffani, esperto di sicurezza.
Deve ancora trovare conferma la voce che l'aggressore di Annecy sia un cristiano siriano, potrebbe venire meno quindi la matrice islamica...
Chi studia e segue il fenomeno del terrorismo di matrice islamica, sa che malgrado se ne parli sempre meno, questo tipo di minaccia è ancora viva, attuale, persistente. Esistono decine di attività investigative portate avanti dalle procure dei paesi occidentali e non solo, oltre che dagli apparati investigativi dell' antiterrorismo, che testimoniano come siano stati continuamente sventati progetti correlati alla volontà di colpire nelle capitali più importanti dei diversi Paesi.
Se la vigilanza è così alta come è possibile che vengano compiuti attacchi come questo senza che nessuno abbia sospetti?
Chi ci vuole colpire non ha mai smesso di pianificare, tramare e di provare a farlo. Fortunatamente le autorità di polizia hanno imparato negli ultimi dieci anni a strutturare procedure e sistemi che gli permettono di difendere le comunità, ma ben poco si riesce a fare contro terroristi che decidono di attivarsi senza lasciare segni tangibili della decisione presa. E più le azioni sono improntate alla "semplicità" e non sono preannunciate da attività sospette, più alta purtroppo, sarà la possibilità che chi è in attacco, possa compiere quanto richiesto esplicitamente dal Califfo al Baghdadi pronunciando la fatwa: andate e colpiteli in qualsiasi modo e con qualsiasi mezzo.
In Occidente, forse 'distratti' dalla crisi ucraina, abbiamo abbassato la guardia di fronte a questo tipo di minacce?
Resto dell'idea che il loro punto di arrivo, la loro aspirazione, sia e resti quella di "portare la guerra nelle nostre città" ovvero di ripetere attacchi strutturati come quelli compiuti a Parigi o a Bruxelles, ma nel frattempo, molto importante per chi dirige questi gruppi è continuare a mantenere l'iniziativa e a mostrare l'esistenza in vita del movimento terroristici di riferimento, ovvero quell Isis Daesh da molti, ottimisticamente, dato per morto e sepolto. Non vorrei che in termini di risorse dedicate e di addestramento specifico, l'errata percezione della supposta minore pericolosità di questa minaccia, abbia comportato un contenimento delle spese e delle risorse dedicate appunto all'addestramento e alla messa in campo di risorse adeguate.
Perché usare l'arma bianca? Ai tempi dell'attacco alla redazione di Charlie Hebdo furono usate armi d'assalto
In Francia circolano molte, moltissime armi d'assalto, utilizzate regolarmente per regolare i conti fra gruppi criminali, ma la criminalità si guarda bene dal fare in modo che possano finire nelle mani "sbagliate" perché significherebbe trovarsi nella condizione di prendere condanne esemplari.
Lei ha visto le immagini dell'aggressione, cosa le suggeriscono sulla azione dell'assalitore e sulla reazione?
Ancora una volta e lo si evince chiaramente guardando le immagini dell'assalitore durante il barbaro attentato, il tempo che lo stesso ha avuto per agire è davvero molto, troppo lungo.
L'esperienza ci ha dimostrato come essenziale sia l'intervento nell'ordine dei minuti, delle Forze di Sicurezza o quantomeno di First Responders che siano in grado di interromperne l'azione, anche esercitando il massimo della forza necessaria.