AGI - Sono 42 mila le persone su entrambe le sponde del fiume Dnipro che rischiano di essere colpite dalle inondazioni causate dall'attacco alla diga di Nova Kakhovka, mentre Mosca e Kiev continuano a rimpallarsi le responsabilità dell'operazione.
Immagini, foto e testimoniane pubblicate sui social network mostrano allagamenti in molte delle città dell'area e il bilancio si aggrava di ora in ora: il capo della missione di soccorso delle Nazioni Unite Martin Griffiths ha dichiarato al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che "la vastità della catastrofe si realizzerà pienamente solo nei prossimi giorni".
Il primo ministro ucraino, Denys Shmyhal, intervenendo in video collegamento all'OCSE a Parigi, parla di "una delle catastrofi ambientali più significative in Europa negli ultimi decenni".
Secondo il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, "centinaia di migliaia di persone sono state lasciate senza un normale accesso all'acqua potabile". Zelensky ha accusato le autorità russe di non aver rispettato il loro dovere di evacuare i residenti.
L'Ucraina, ha aggiunto Zelensky, farà appello alle organizzazioni internazionali per assistere le persone coinvolte. Il governatore della regione ucraina di Kherson, Oleksandr Prokudin, parla di 1.582 case allagate sulla riva destra del fiume Dnipro e circa 1.457 persone evacuate durante la notte.
Il sindaco di Nova Kakhovka, nella Kherson occupata dai russi, l'insediamento più vicino alla diga, ha affermato che sette persone sono disperse e che fino a 100 persone sono ancora intrappolate, e ha affermato che un drone ucraino ha attaccato durante le operazioni di evacuazione.
Scambi di accuse
Mosca e Kiev intanto continuano con lo scambio di accuse sulla responsabilità dell'attacco: per la Russia la colpa è delle forze ucraine che hanno deliberatamente fatto esplodere la diga. "Possiamo affermare inequivocabilmente che stiamo parlando di un sabotaggio deliberato da parte ucraina", ha detto ai giornalisti Dmitry Peskov, portavoce del Cremlino.
Il presidente russo Vladimir Putin ha definito l'attacco alla diga di Kakhovka, un "atto barbarico". È la prima reazione pubblica a quanto accaduto ieri ed è stata resa nota dal Cremlino in una nota in cui si spiega che Putin lo ha detto al presidente turco Recep Tayyip Erdogan durante la telefonata di oggi. L'attacco, ha dichiarato secondo quanto riportato dal Cremlino, è stato "un atto barbarico che ha portato a una catastrofe ambientale e umanitaria su larga scala".
Kiev respinge le accuse e rilancia: il capo dello staff di Zelensky, Andriy Yermak, ha detto di "non capire" come ci possano essere dubbi sul fatto che siano state le forze russe ad aver fatto saltare in aria la diga. "Alle 2:50, le truppe russe hanno fatto saltare in aria la centrale idroelettrica di Kakhovka e la sua diga. Non capisco come ci possano essere dubbi su questo. Entrambe le costruzioni si trovano nei territori temporanei occupati dai russi. Né i bombardamenti né qualsiasi altra influenza esterna è stata in grado di distruggere le strutture. L'esplosione è venuta dall'interno", ha detto Yermak.
La situazione resta incerta e gli stessi Stati Uniti "non possono dire in modo definitivo" chi sia il responsabile, ha detto ai giornalisti alla Casa Bianca il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale John Kirby. "Stiamo facendo del nostro meglio per valutare", ha detto, osservando che "la distruzione delle infrastrutture civili non è consentita dalle leggi di guerra".
Il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, ha avuto un colloquio con Zelensky e ha fatto sapere di aver proposto un'inchiesta internazionale sulla distruzione della diga.
Durante una telefonata con il leader di Kiev, "il presidente Erdogan ha detto che si potrebbe creare una commissione con la partecipazione di esperti delle parti in conflitto, dell'Onu e della comunita' internazionale, compresa la Turchia", ha riferito Ankara.