AGI - La Tunisia rimane un osservato speciale della comunità internazionale. Sul tavolo delle trattative per sbloccare i finanziamenti del Fondo Monetario, circa 1,9 miliardi di dollari, e della Banca Mondiale ci sono le riforme economiche che il paese deve attuare ma anche questioni più relative al ripristino dello stato di diritto e, non ultima, la questione dei migranti e le prese di posizione del presidente tunisino Kais Saied che ha evocato lo spettro di "un complotto per attuare una sostituzione etnica".
In questo quadro si inserisce la visita del presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni, a Tunisi per incontrare il presidente tunisino. Sul tavolo appunto le questioni della gestione dei flussi migratori, le relazioni bilaterali nel settore energetico e degli investimenti e il sostegno che l'Italia continua ad assicurare alla Tunisia nei negoziati con il Fondo monetario Internazionale.
Missione nella Repubblica Tunisina: dichiarazioni da Tunisi. https://t.co/funiVBAu62
— Giorgia Meloni (@GiorgiaMeloni) June 6, 2023
L'accordo tra Roma e Tunisi
Un passo significativo in tal senso è l'accordo siglato tra Italia e Banca Mondiale, del valore di un milione di euro, in sostegno alle attività del fondo fiduciario "Tunisia Economic Resilience and Inclusion" (Teri), realizzato dalla Banca Mondiale per sostenere il programma di riforme e rafforzare la capacita' della Tunisia nel rispondere alle attuali sfide economiche e sociali.
Nell'ambito del fondo Teri, il contributo italiano è finalizzato a supportare le attività della Delivery Unit presso la Presidenza del governo volte a coordinare e accelerare l'attuazione delle riforme identificate dal governo tunisino come prioritarie e urgenti. "La firma di questo accordo è un'ulteriore prova del sostegno a 360 gradi del governo italiano alla Tunisia e si aggiunge agli oltre 700 milioni di euro di progetti attualmente in corso e programmati dalla Cooperazione italiana nel Paese" ha detto l'ambasciatore italiano a Tunisi, Fabrizio Saggio.
"Nell'ambito di un approccio globale - ha aggiunto - l'accordo ribadisce l'impegno dell'Italia a sostenere il processo di attuazione delle riforme prioritarie nel pieno rispetto della volontà delle istituzioni tunisine". Dal canto suo il rappresentante residente della Banca Mondiale, Alexandre Arrobbio, ha spiegato che il progetto consentirà di accelerare l'attuazione delle azioni prioritarie individuate dal governo tunisino, migliorando cosi' i servizi pubblici per i cittadini e le imprese: "Ci impegniamo a proseguire la collaborazione con i nostri partner italiani per sostenere le riforme e promuovere lo sviluppo in Tunisia".
Il direttore della Sede regionale dell'Agenzia italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (Aics) di Tunisi, Andrea Senatori, ha spiegato che grazie a "questo accordo, la cooperazione italiana, attraverso Aics, farà parte di uno strumento multi-partner che permetterà di cogliere collettivamente le sfide di sviluppo locale equo e sostenibile, di promuovere sinergie positive tra i diversi attori dello sviluppo e di ridurre la frammentazione degli aiuti".
I problemi dell'economia tunisina
Un accordo, questo, che si inserisce in un quadro economico drammatico. Il disavanzo della bilancia commerciale della Tunisia è aumentato a circa 7 miliardi di euro negli ultimi undici mesi del 2022, contro i 4 miliardi dello stesso periodo del 2021 (+58,8%). Il tasso di copertura perde cosi' 5,1 punti rispetto allo stesso periodo del 2021, attestandosi al 69%. I dati sono stati forniti dall'Istituto nazionale di statistica.
L'inflazione è arrivata a maggio al 9,6%, in calo rispetto al 10,1% di aprile, nonostante l'aumento mensile dei prezzi. L'istituto di statistica spiega che il calo dell'inflazione è dovuto alla decelerazione del ritmo degli aumenti dei prezzi tra aprile e maggio 2023 rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. L'aumento dei prezzi dei generi alimentari è passato dal 15,6% di aprile al 15,9% di maggio, mentre il tasso di inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari, è passato dal 7,7% di aprile al 7,5% di maggio.
Ma non sono solo i prezzi dei generi alimentari che hanno subito un rialzo, altri settori hanno seguito lo stesso andamento, come quelli del comparto "abitazioni, acqua, gas, elettricità e altri combustibili", con un +6,4%, cosi' come i prezzi dei trasporti di beni e servizi +8,3%, quello dei manufatti +9,4% e dell'abbigliamento +10%. La Tunisia, come altri stati africani, vedrà nel 2023 una contrazione del Pil: nel 2022 si è attestata al 2,2% e nel 2023 è prevista al 1,6%.
La questione dei flussi migratori
Nel paese, alle prese con una crisi economica senza precedenti oltre che politica, è ancora forte la polemica innescata proprio del presidente sui migranti, con conseguente anche gravi dal punto di vista delle relazioni internazionali che hanno portato al congelamento degli aiuti, in particolare quelli del Fondo monetario internazionale, 1,9 miliardi di dollari, fondamentali per dare respiro all'economia.
Saied, infatti, ha invocato "misure urgenti" contro l'immigrazione clandestina di africani subsahariani nel suo paese, sostenendo che la loro presenza è fonte di "violenze, crimini e atti inaccettabili". Saied si è spinto anche oltre, sostenendo che l'immigrazione dall'Africa subsahariana fa parte di una "impresa criminale ordita all'alba di questo secolo per modificare la composizione demografica della Tunisia", in modo che potesse essere considerata un paese "solo africano" e offuscarne il suo carattere "arabo-musulmano".
Date queste premesse, per Said è necessario "porre fine in fretta" a questa immigrazione invocando "misure urgenti". È in atto un giro di vite molto forte contro l'immigrazione. Tanto che molti paesi dell'Africa subsahariana hanno proceduto con rimpatri volontari dei propri cittadini.
Secondo i dati ufficiali citati dal Forum tunisino per i diritti economici e sociali (Ftdes) la Tunisia, un paese di circa 12 milioni di abitanti, conta circa 21 mila africani subsahariani, la maggior parte dei quali è irregolarmente nel paese. Molti di loro, la maggioranza, arriva in Tunisia per poi tentare di immigrare illegalmente in Europa via mare.