AGI - È crollato per la seconda volta in 14 mesi il ponte sospeso sul Gange destinato a collegare le località di Sultanganj e Khagaria, nell'India settentrionale, un progetto da 17 miliardi di rupie (circa 194 milioni di euro) avviato nel 2014 e non ancora concluso, nonostante la fine dei lavori fosse prevista per il 2019. I video, assai condivisi sulle reti sociali del subcontinente, mostrano alcuni pilastri e buona parte dell'impalcato collassare e finire in acqua davanti agli occhi attoniti di alcuni testimoni che riprendono. Delle otto persone che si trovavano sul camminamento al momento del crollo, risalente a domenica scorsa, almeno una risulta ancora dispersa.
Fonti ben informate riferiscono al 'Times of India' che all'origine del cedimento vi siano almeno trenta lastre di tre diversi pilastri che hanno ceduto, trascinando con sé il resto della struttura. Il ponte era stato riaperto da pochi giorni, una volta ultimati i lavori resi obbligatori dal precedente crollo, avvenuto nell'aprile 2022 e imputato a un cavo non abbastanza teso che avrebbe causato il tracollo di tre pilastri. L'opinione pubblica, già inviperita per il prolungarsi dei tempi di realizzazione e il conseguente aumento dei costi, ha però puntato il dito sulla scarsa qualità dei materiali scelti, un problema molto diffuso in India.
Il governo accusa le autorità locali
Nitish Kimar, primo ministro dello Stato del Bihar, ha ordinato un'inchiesta, mentre è ancora in corso quella sul franamento dello scorso anno. Secondo Kimar, il progetto è minato da gravi errori di progettazione e di costruzione. Il suo vice, Tejashwi Yadav, ha suggerito addirittura la demolizione dell'intero ponte, che avrebbe difetti strutturali tali da renderlo irrealizzabile. Per una decisione finale, sono attese le conclusioni di una commissione di esperti nominata dal governo del Bihar il quale, da parte sua, aveva già provvedito all'abbattimento di alcuni tratti che erano apparsi particolarmente vulnerabili.
Il governo centrale, invece, punta il dito sull'elevato livello di corruzione delle autorità locali. Il ministro dell'Energia di Nuova Delhi, RK Singh, ha definito l'incidente "un esempio lampante di corruzione" che "vede sicuramente il coinvolgimento e la connivenza di autorità e appaltatori". "Se il governo avesse indagato con attenzione", ha aggiunto, "tutto questo non sarebbe successo".
Sono polemiche che hanno anche un risvolto politico. Il governo centrale indiano è guidato dal partito conservatore Bjp del premier Narendra Modi, laddove l'esecutivo del Bihar è guidato dall'opposizione di sinistra. Nondimeno si può comprendere la frustrazione del ministro dei Trasporti, Nitin Gadkari, che aveva effettuato un'ispezione nell'area dopo il crollo del 2022 e aveva ricevuto come spiegazione ufficiale dal dipartimento competente che il cedimento era avvenuto "a causa del vento e della nebbia". "Come è possibile che un ponte cada per il vento e la nebbia? Ci devono essere altre ragioni", sbottò, accusando i costruttori di aver utilizzato materiale scadente.