AGI - Il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, parteciperà alla cerimonia di giuramento del presidente turco Recep Tayyip Erdogan per cercare una svolta definitiva all'allargamento Nato alla Svezia, su cui pende ancora il veto di Ankara.
Stoltenberg è atteso per una visita di due giorni durante la quale sono in programma incontri con Erdogan, fresco di rielezione, che con alti ufficiali turchi. "Ricorderò che da giugno in Svezia sono entrate in vigore le nuove leggi anti-terrorismo. Leggi che fanno la differenza rispetto al passato. La Svezia con questa legislazione ha dato un esempio di lotta al terrorismo, una lotta rivolta anche al Pkk e un esempio di cui deve tenere conto non solo la Turchia, ma tutta l'Unione europea. La Svezia ha mostrato di aver compiuto passi rapidi in questo senso", ha detto Stoltenberg. Il segretario Nato è deciso a chiudere la pratica e stavolta pare ci siano tutti i requisiti per un semaforo verde che da Ankara potrebbe arrivare il mese prossimo.
La pressione di Biden
Lasciate alle spalle le elezioni ad Erdogan è subito arrivata la telefonata del presidente Usa Joe Biden, per fargli gli auguri e porgergli i complimenti, ma soprattutto per ricordargli la priorità
dell'allargamento Nato alla Svezia. Nelle ore seguite al ballottaggio è arrivato anche il messaggio del premier svedese Ulf Kristersson, che ha sottolineato l'importanza di una collaborazione "nel rispetto delle comuni esigenze di sicurezza".
Cautela da parte di Stoccolma, mentre Biden è apparso ottimista: "Ho parlato con Erdogan, ci chiede gli F16 e gli ho ricordato dell'allargamento alla Svezia. Anche lui vuole l'accordo ed è il tempo di concludere. Ne riparleremo". Il nodo potrebbero essere proprio i 40 aerei da guerra di nuova generazione e i 40 kit per modernizzare quelli in uso dalla Turchia che Washington ha promesso ad Ankara, ma che il Congresso Usa ha congelato sotto la pressione della Grecia.
La clessidra è puntata sul summit Nato di Vilnius dell'11 luglio, una data prima della quale sul presidente turco non mancheranno forti pressioni da parte di Nato e Usa. Erdogan, sempre più influente, chiederà garanzie sulla fine del sostegno americano alle milizie curde Ypg nel nord della Siria e insisterà con le estradizioni di elementi del Pkk fuggiti in Svezia negli anni '80 e '90 su cui pendono condanne pesanti emesse in Turchia.
L'apertura di Erdogan
Riavvolgendo il nastro a prima delle elezioni era apparsa chiara l'apertura di Ankara. Il portavoce e consigliere di Erdogan, Ibrahim Kalin, prima del voto aveva reso nota la parziale soddisfazione per le nuove leggi e confermato che un incontro tra rappresentanti di Turchia, Svezia e Finlandia è previsto per questo mese. Riunioni cui parteciperà anche la Finlandia, nonostante la ratifica del parlamento sia giunta il 4 aprile.
"Quanto più efficace è la legge che entrerà in vigore dal primo giugno tanto più rapido sarà l'accesso della Svezia. Da Stoccolma, lo diciamo da mesi, ci attendiamo passi concreti, nel rispetto degli accordi presi", aveva detto Kalin
I due Paesi aspiranti membri Nato, per convincere la Turchia a togliere il veto all'allargamento si erano impegnati ad abolire l'embargo per la vendita di componenti militari, cosa poi avvenuta, ma anche a vietare manifestazioni e raccolte fondi a sostegno dei separatisti curdi del Pkk e a estradare in Turchia terroristi di cui Ankara chiede la consegna.
Le strade di Svezia e Finlandia verso la Nato hanno iniziato a dividersi dopo il rogo del Corano andato in scena dinanzi all'ambasciata turca a Stoccolma lo scorso 24 gennaio. Non ci sono conferme ufficiali del fatto che le 11 estradizioni tra golpisti del 2016 ed elementi del Pkk che Ankara voleva da Helsinki siano avvenute, ma allo stesso tempo va sottolineato come non vi siano stati problemi e polemiche con il governo finlandese in questi mesi, al contrario delle ripetute manifestazioni andate in scena Svezia e culminate con il rogo del Corano.
Ma al di là dell'intransigenza di Ankara verso le autorità svedesi che hanno autorizzato un atto che non poteva non avere conseguenze, su Erdogan pesano le pressioni del segretario generale Nato e degli Stati Uniti. Alla fine il governo turco cedera', probabilmente in vista del prossimo vertice Nato di Vilnius a luglio.