AGI - I ministri degli Esteri dei Paesi Nato si sono riuniti a Oslo per trovare il terreno comune su una serie di questioni spinose, prima tra tutte l'adesione dell'Ucraina, tutti temi che saranno all'ordine del giorno del vertice dell'Organizzazione a Vilnius, in Lituania, a luglio. Ma a un mese dal vertice, il consenso unitario sembra ancora lontano.
Le discussioni si sono concentrate essenzialmente sulle garanzie di sicurezza per accompagnare l'Ucraina nel suo percorso di adesione, fino a quando cioè l'adesione all'Alleanza non sarà una realtà.
Il segretario generale, Jens Stoltenberg, ha minimizzato il fatto che non sia stata raggiunta alcuna intesa sostanziale e ha spiegato che si è trattato solo di un "incontro informale". "Non ci sono state decisioni, ma abbiamo avuto scambi franchi per trovare un consenso". "Non sappiamo quando finirà la guerra, ma dobbiamo garantire che vengano prese misure credibili per garantire la sicurezza dell'Ucraina in futuro".
Garantire insomma che "la storia non si ripeta", come aveva detto inaugurando i lavori. Ma come "ciò avverrà e il tipo di meccanismi" adottati è tema ancora da decidere, ha ammesso lui stesso.
Emmanuel Macron mercoledì aveva chiesto "garanzie di sicurezza tangibili e credibili".
La verità è che sarà cruciale la posizione degli Stati Uniti: gli Usa sono l'attore principale dell'Alleanza e Washington rifiuta per il momento che la Nato conceda tali garanzie di sicurezza all'Ucraina, come ha spiegato un ministro, che ha però voluto rimanere anonimo.
In conferenza stampa, il segretario di Stato americano Antony Blinken ha eluso la questione: ora la priorità degli Stati Uniti - ha osservato - è rafforzare le capacità dell'Ucraina "in modo che quando l'aggressione sarà finita, gli ucraini saranno in grado di scoraggiare (attacchi) e, se necessario, difendersi".
Stoltenberg, a sua volta, ha ribadito che "la cosa più importante in questo momento è il nostro impegno per aiutare l'Ucraina a difendersi e recuperare il proprio territorio". Nel frattempo, l'Ucraina non si preoccupa di nascondere le sue enormi aspettative: il presidente Volodymyr Zelensky ancora oggi ha ripetuto di aspettarsi "un messaggio molto chiaro" che l'Ucraina farà parte della Nato alla fine dell'attuale guerra con la Russia.
"Ma ci sono linee divergenti tra alcuni alleati", ha confermato una fonte diplomatica francese. "L'Ucraina -ha proseguito- vuole una tabella di marcia chiara, la conferma di una traiettoria. La prospettiva di adesione non è in discussione. Ma oggi non è realistica, perché l'Ucraina potrebbe attivare l'articolo 5 il giorno del suo ingresso".
È la clausola di difesa collettiva che obbliga tutti gli alleati a intervenire in caso di attacco contro uno di loro; e nel caso specifico significherebbe che la Nato potrebbe essere coinvolta in una guerra aperta con la Russia. Come ha ricordato il capo della diplomazia lussemburghese, Jean Asselborn, "la Nato ha 75 anni; e un Paese nel bel mezzo di un conflitto armato non ha mai aderito, perché questo potrebbe portare a chiedere l'articolo V del trattato".
"Dobbiamo vedere cosa possono offrire i nostri Paesi, non necessariamente nell'ambito della Nato", ha osservato il ministro degli Esteri francese Catherine Colonna. "La riflessione è in corso", ha aggiunto. "È importante che l'Ucraina abbia accesso alle attrezzature militari, all'addestramento, ma anche al sostegno finanziario. Queste devono essere garanzie concrete", ha insistito l'omologa canadese, Melanie Joly.
Ma l'incontro di Oslo, in Norvegia, aveva davanti a sé altri temi estremamente delicati, come il veto turco all'adesione della Svezia, l'eventuale rinnovo del mandato di Stoltenberg e il livello delle spese militari.
Nominato segretario generale della Nato nel 2014, il 64enne norvegese ha già visto rinnovato il suo mandato tre volte. Il suo successore dovrebbe essere un europeo, e diversi Paesi dell'Ue accoglierebbero con favore la nomina di una donna. Non è un caso dunque che il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, che avrà l'ultima parola, riceverà il 5 giugno la premier danese Mette Frederiksen, potenziale candidato.
Nel frattempo, Stoltenberg ha annunciato che visiterà la Turchia "nel prossimo futuro" per discutere con il presidente Recep Tayyip Erdogan del veto di Ankara all'adesione della Svezia: "Sono fiducioso -ha osservato- che la Svezia sarà un membro dell'Alleanza e stiamo lavorando affinché ciò accada il prima possibile".
Ultimo punto all'ordine del giorno, la difficile questione delle spese militari. Nel 2024 gli alleati hanno promesso di destinare alla difesa il 2% di ogni Pil nazionale, ma a Vilnius l'idea è di fare di quel 2% non un massimo ma un minimo. Solo sette paesi hanno raggiunto questo obiettivo e la Danimarca è molto lontana dal realizzare la sua parte di questo sforzo collettivo.