AGI - Il contenzioso tra farmer bianchi e governo dello Zimbabwe sembra ora trovare una fine. Agli agricoltori, ex coloni, che avevano sviluppato aziende agricole di tutto rispetto e che hanno contribuito allo sviluppo economico dello Zimbabwe, tanto che veniva definito il granaio d'Africa, sono state espropriate le terre a causa della riforma agraria voluta all'inizio degli anni Duemila d'allora presidente dello Zimbabwe, Robert Mugabe.
Un feroce padre della patria
Ex padre della patria, Mugabe si è distinto per la sua ferocia nel governo del paese, badando più ai suoi interessi personali e della sua famiglia, che a quelli del popolo, arricchendosi a dismisura. La riforma agraria da lui voluta intendeva invertire uno squilibrio storico determinato, a detta sua, dal colonialismo.
Già nel 2020 era stato firmato un accordo con il presidente zimbabwano, Emmerson Mnangagwa e la Commercial Farmers Union, l'associazione che rappresenta i latifondisti bianchi, circa 4 mila, per i risarcimenti pretesi dai farmer che, tuttavia, non sono mai stati attuati, proprio per la impossibilità di reperire i fondi e l'enorme debito estero dello Zimbabwe. L'importo concordato era di 3,5 miliardi di dollari. Ora sembra che si sia arrivati a una svolta.
La Banca africana di sviluppo (AfDB), infatti, sta lavorando con il governo dello Zimbabwe per accelerare le procedure per smobilizzare i 3,5 miliardi di dollari, come risarcimento agli agricoltori bianchi espropriati delle loro terre. Il presidente della Banca africana di sviluppo, il nigeriano Akinwui Adesina, chiede allo Zimbabwe di accelerare i risarcimenti promessi agli agricoltori bianchi.
"Non possiamo cambiare il passato"
Per smobilizzare questi 3 miliardi e 500 milioni di dollari, il capo della AfDB scommette su "strumenti e meccanismi finanziari innovativi". Ulteriori dettagli non sono stati resi noti, anche se Alesina sostiene di lavorare all'argomento con il governo di Harare.
Nel 2020 l'intesa era stata presentata in pompa magna e il presidente Mnangagwa ne parlava così: "L'intesa - ha detto il capo dello Stato - ribadisce l'irreversibilità della riforma agraria ma, allo stesso tempo, pone come punto fermo lo stato di diritto e i diritti di proprietà. È inoltre un modo di dire che come cittadini dello Zimbabwe, bianchi e neri possono risolvere insieme e pacificamente le differenze e le diffidenze. Non possiamo cambiare il passato, possiamo solo imparare da esso".
Un esproprio brutale e caotico
La riforma agraria era stata voluta da Robert Mugabe nel 2000. L'obiettivo era rendere alle popolazioni africane le terre che, durante il periodo del colonialismo, erano state assegnate ai coltivatori bianchi. L'esproprio è avvenuto in modo caotico. Le forze dell'ordine non hanno in alcun modo difeso i 4.500 bianchi che sono stati letteralmente cacciati dalle loro fattorie commerciali (molte delle quali acquistate dopo il periodo coloniale).
L'operazione ha portato anche all'uccisione di alcuni farmer e a violenze su donne e ragazzi e al crollo dell'economia zimbabwana, che dalla produzione di queste aziende agricole traeva preziosa valuta estera. Se formalmente le autorità tolleravano queste invasioni, ufficialmente nessuna proprietà è passata dai vecchi ai nuovi proprietari.
Un enorme debito estero
Nel 2008, un tribunale regionale ha stabilito che i sequestri delle fattorie erano palesemente razzisti e ha ordinato ad Harare di risarcire gli agricoltori espropriati. Ma, oggi, la sfida non è aumentare ulteriormente il debito del paese. Secondo l'AfDB, infatti, lo Zimbabwe ora deve più di 14 miliardi di dollari ai suoi creditori internazionali e il debito interno è di 3,4 miliardi di dollari.
La decisione dell'Istituto bancario africano arriva dopo che gli agricoltori bianchi hanno rifiutato un'offerta di risarcimento in dieci anni tramite buoni del tesoro. Inoltre, il risarcimento ai farmer bianchi è una delle condizioni poste dai principali creditori del paese per accettare un programma di liquidazione degli arretrati del debito.
L'Unione europea, la Gran Bretagna e gli Stati Uniti, infatti, hanno posto la questione della compensazione degli agricoltori bianchi come una delle condizioni preliminari per tornare a investire in Zimbabwe dopo la caduta di Mugabe (2017). Fondo monetario internazionale e Banca mondiale sostengono che se lo Zimbabwe vuole nuovi prestiti prima dovrà compensare gli ex proprietari terrieri.