AGI - Spettacolare caso giudiziario in Germania, dove sono stati arrestati i rapinatori di gioielli che avevano messo a segno un colpo da ben 116 milioni di euro al museo di Dresda. C'è chi scommette sul fatto che presto la loro storia verrà raccontata in una serie tv.
A parte la sensazionale rapina e il bottino sostanzioso, l'epilogo di questa vicenda è ancora da scrivere perché parte dei gioielli sono stati recuperati ma ancora ne mancano molti all'appello. Gli autori del maxi furto sono stati tutti arrestati e processati. Sono tutti membri della famigerata famiglia criminale dei Remmo e sono stati giudicati colpevoli di grave incendio doloso, lesioni personali gravi e danni criminali.
Gli oggetti preziosi erano stati rubati il 25 novembre 2019 dalla Grüne Gewölbe, o Volta Verde, uno dei musei più famosi della Germania. La struttura ospita una collezione di tesori messi insieme nel XVIII secolo da Augusto il Forte, Elettore di Sassonia.
I ladri sono riusciti a portar via 21 gioielli e hanno causato danni per 1 milione di euro per aver appiccato fuoco a un pannello di interruttori vicino al museo e incendiato l'auto con cui sono fuggiti.
Arrestati, i cinque uomini, di età compresa tra i 24 e i 29 anni, sono stati condannati a pene detentive che vanno dai quattro ai sei anni. Peraltro uno di loro aveva una precedente condanna per il furto di una moneta d'oro gigante del peso di 100 kg dal museo Bode di Berlino nel 2017. La moneta non è mai stata ritrovata e si ritiene che sia stata fusa.
Dai filmati delle telecamere a circuito chiuso diffusi subito dopo il colpo di Dresda, si vedevano i ladri entrare nel Grüne Gewölbe e usare delle asce per rompere le vetrine. Dopo aver rubato i gioielli, hanno spruzzato un estintore a schiuma per coprire le loro tracce prima di fuggire a bordo di un'Audi.
Inizialmente, gli investigatori non hanno trovato traccia dei gioielli rubati. Alcuni di essi avevano un valore assicurativo di 69 milioni di euro, e sono stati recuperati alla fine del 2022 dopo che tre degli uomini hanno confessato il furto e rivelato l'ubicazione del bottino. Ciò ha spianato la strada a un accordo di patteggiamento raggiunto nel gennaio di quest'anno tra i pubblici ministeri, i giudici e quattro degli accusati.
L'accordo però ha registrato molte critiche. Secondo molti commentatori i colpevoli non meritavano la clemenza. Ma il giudice Andreas Ziegler ha dichiarato che i patteggiamenti sono saldamente ancorati alle leggi tedesche e che quindi è perfettamente applicabile anche in questo caso.
Tuttavia, si teme che il resto dei gioielli depredati possa non essere mai ritrovato. Manca ancora all'appello un diamante molto raro, chiamato Pietra Bianca di Sassonia.
Il processo, durato 15 mesi, è stato uno dei più seguiti nella storia giudiziaria tedesca recente, con oltre 100 testimoni e 11 esperti.
Gli accusati devono ancora far fronte a una richiesta di risarcimento danni per 89 milioni di euro da parte della Sassonia, lo Stato di cui Dresda è capitale. La richiesta copre i gioielli ancora mancanti, i danni causati a quelli restituiti e le riparazioni delle vetrine distrutte e dell'edificio del museo.