AGI - Salari minimi, pensioni, energia e bollette ridotte per rivincere le elezioni. È questa la strategia del presidente turco Recep Tayyip Erdogan per allargare la propria base di consenso e guadagnare terreno in una difficile rincorsa a una riconferma che al momento sembra tutt'altro che scontata.
A 5 giorni dall'appuntamento con le urne Erdogan ha alzato il salario minimo dei dipendenti pubblici del 45%, portando a quasi 800 euro (15 mila lire turche) lo stipendio di chi è inquadrato al livello più basso delle gerarchie dell'impiego statale. Un provvedimento che riguarda direttamente circa 700 mila persone e che arriva con la promessa di ulteriori rialzi nel mese di Luglio. Una promessa chiaramente vincolata all'esito del voto.
"Continueremo a lavorare su salari minimi e pensioni. A Luglio abbiamo in programma un nuovo adeguamento, sulla base dell'andamento dell'inflazione. Non lasceremo indietro nessuno. Sono passi che compiremo, nonostante i 100 miliardi di dollari necessari nelle aree colpite dal terremoto", ha detto Erdogan toccando cosi' due tra i principali argomenti di questa campagna, vale a dire economia e gestione dell'emergenza causata dal sisma dello scorso 6 febbraio. Proprio a questo riguardo Erdogan aveva recentemente promesso che 319 mila case saranno riconsegnate entro un anno, ma il progetto complessivo riguarda la costruzione di più di 600 mila abitazioni.
Appena prima del sisma, lo scorso Gennaio, Erdogan aveva dato il via libera all'ultimo aumento di salari minimi e pensioni del settore pubblico, garantendo un incremento del 30% per il personale pubblico in servizio e in pensione. Erdogan ha dato cosi' conferma di essere orientato verso una politica di adeguamento dei salari, più che verso un cambio di strategia economica, negli ultimi anni caratterizzato da un continuo taglio degli interessi da parte della Banca Centrale che ha attirato critiche e contestazioni e portato l'inflazione a superare il 100% a inizio 2023.
Altro pilastro della strategia di Erdogan riguarda l'energia. Recentemente il presidente in carica ha rivendicato la scoperta di giacimenti di petrolio nell'est del Paese e dichiarato che la Turchia è "pronta a produrre 100 mila barili di petrolio al giorno". La dipendenza energetica dalle importazioni costituisce la prima voce di spesa per l'economia turca e i passi compiuti verso l'indipendenza economica rappresentano uno dei cavalli di battaglia di Erdogan, che per evitare problemi nell'approvvigionamento di gas ha stretto un accordo con Mosca con cui il pagamento dei debiti di Ankara a Gazprom sono stati posticipati e le forniture assicurate.
"Non dipenderemo più da altri Paesi per l'energia, la Turchia è destinata a diventare un Paese esportatore", ha detto Erdogan riprendendo le parole già pronunciate in occasione dell'inaugurazione del primo reattore della centrale nucleare di Akkuyu. Una centrale destinata "da sola a coprire il 10% del fabbisogno dell'intero Paese". Paese che ha sempre goduto di una posizione strategica, ma che non ha mai avuto risorse proprie prima. Parole arrivate a ulteriore conferma del fatto che l'energia, In un momento critico per l'Europa, ha finito paradossalmente per diventare uno dei pilastri della campagna elettorale di Erdogan.
Oltre all'inaugurazione di Akkuyu il leader turco lo scorso 19 aprile aveva presenziato alla cerimonia per il passaggio a terra del gas trovato nel Mar Nero nel 2020. Gas del Mar Nero che sarà gratis per un anno, è tornato a promettere oggi Erdogan, che già aveva abbassato il costo delle bollette dell'elettricità del 15%. In pratica sia il giacimento di gas del Mar Nero che le riserve di petrolio al confine con l'Iraq rappresentano i due giacimenti più importanti della storia di un Paese che importa il 96% dell'energia che consuma. ma anche cavalli di battaglia della strategia con cui il presidente vuole prevalere alle urne.
L'appuntamento con le urne del prossimo 14 Maggio vede infatti il presidente uscente impegnato in una serrata corsa alla riconferma in cui al momento i sondaggi lo danno testa a testa con lo sfidante Kemal Kilicdaroglu, leader di una coalizione di 6 partiti e segretario del partito Repubblicano CHP. Decisiva sarà' la scelta finale di un 10-15% di indecisi. Voti che Erdogan vuole accaparrarsi aumentando i salari e promettendo nuovi ritocchi al rialzo, se dovesse essere confermato al potere.