AGI - Il ciondolo ricavato da ossa di cervo apparteneva a una donna vissuta 25000 anni fa in nella grotta di Denisova, sui Monti Alatai, in Siberia. Per la prima volta i ricercatori sono riusciti a isolare il DNA di una persona a partire dai suoi oggetti di uso quotidiano. A compiere un passo significativo in questa direzione gli scienziati del Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology di Lipsia e dell’Università di Leida, che hanno pubblicato un articolo sulla rivista Nature per descrivere i risultati del proprio lavoro. I manufatti di pietra, le ossa e i denti ottenuti dai primi scheletri possono fornire importanti informazioni sulle strategie di sussistenza degli ominidi, sul loro comportamento, sulla struttura sociale e sulla loro cultura.
Data la carenza di sepolture e corredi funerari durante il Paleolitico, però, finora è stato difficile attribuire i reperti a individui specifici, il che ha limitato la possibilità di trarre conclusioni in merito ai ruoli sociali ricoperti in questo periodo. In questo lavoro, gli scienziati, guidati da Marie Soressi e Matthias Meyer, hanno esaminato manufatti realizzati con elementi scheletrici, più porosi rispetto agli oggetti di pietra, sviluppando una tecnica innovativa per preservarne l’integrità.
I ricercatori hanno utilizzato un materiale a base di fosfato per l’estrazione del DNA dai reperti. “Lavando i manufatti a temperature fino a 90°C – riporta Elena Essel, autrice principale dello studio – possiamo estrarre il materiale genetico dalle acque di lavaggio, mantenendo intatti i manufatti”. Il metodo è stato applicato per la prima volta a una serie di oggetti rinvenuti nella grotta francese di Quinçay scavata negli anni ’70 e ’90, e successivamente a tre pendenti trovati nella grotta di Bacho Kiro in Bulgaria, dove sono stati sepolti i più antichi umani moderni europei risalenti a un periodo compreso tra 19 e 25 mila anni fa.
“Siamo rimasti davvero sorpresi – conclude Meyer – della possibilità di riuscire a isolare DNA umano da un oggetto realizzato circa 20 mila anni fa e maneggiato innumerevoli volte. Speriamo di applicare questa tecnica ad altri oggetti risalenti all’epoca preistorica e ricostruire l’ascendenza generica degli individui che li hanno prodotti, utilizzati o indossati”