AGI - Un francese ferito durante le operazioni di evacuazione dell'ambasciata. Lo riferiscono le forze di supporto, organizzazione paramilitare, del Sudan, attraverso un tweet. Secondo la ricostruzione le RFS sarebbero state attaccate da aerei durante l'evacuazione questa mattina, lungo la strada da Bahri a Omdurman. Attacco che "ha messo in pericolo la vita dei cittadini francesi, ferendo uno di loro, e la sopravvivenza del resto dei cittadini".
Nel tweet si parla anche di una "palese violazione del diritto internazionale e umanitario" con un "vile attacco" documentato dai diplomatici francesi. Le forze di supporto rapido hanno dovuto quindi ripiegare e tornare al punto di partenza.
بسم الله الرحمن الرحيم
— Rapid Support Forces - قوات الدعم السريع (@RSFSudan) April 23, 2023
قيادة قوات الدعم السريع
نشرة اخبارية 23-4-2023
تعرضت قوات الدعم السريع صباح اليوم 23/4/2023 الى هجوم بالطيران اثناء اجلاء رعايا فرنسين من من سفارة بلادهم مرورًا ببحري الى امدرمان مما عرض حياة الرعايا الفرنسين للخطر بإصابة احدهم ونجاة بقية الرعايا .… pic.twitter.com/w2Lz2XBHbj
I combattimenti tra due fazioni militari rivali nel Sudan – le forze armate sudanesi e le forze di supporto rapido (RSF) – continuano nonostante una tregua di 72 ore dichiarata per la festa musulmana di Eid. Forti esplosioni e scontri sono stati nelle prime ore del giorno, in particolare intorno al quartier generale militare e al palazzo presidenziale di Khartoum.
Secondo quanto riferisce la CNN, testimoni oculari hanno raccontato di attacchi aerei e armi pesanti e lanciarazzi utilizzati a Khartoum.
Anche l'Italia si prepara a lasciare
"Il governo sta predisponendo un piano di rientro per mettere in sicurezza i nostri connazionali che in questo momento si trovano in Sudan. La nostra ambasciata è pienamente operativa e fornisce loro la necessaria assistenza". Lo ha dichiarato a Tgcom24 il sottosegretario agli Esteri, Maria Tripodi.
"Il Ministero degli Esteri sta operando naturalmente anche dal punto di vista diplomatico e ci auguriamo che presto si verifichino le condizioni per giungere a un cessate il fuoco. Ovviamente c'e' bisogno del consenso di entrambe le parti in conflitto. Ma l'Italia, assieme alla Comunità internazionale, si è attivata fin dal primo momento perché questo possa accadere. Nel frattempo, grazie anche al supporto della nostra Aeronautica Militare, contiamo quanto prima di riportare a casa tutti gli italiani presenti in Sudan".
Tajani "I 140 italiani stanno bene, lavoriamo per un rimpatrio in sicurezza"
"I nostri connazionali sono stati tutti contattati, anche durante la nottata, dall'unità di crisi del ministero", ha riferito il vice presidente del Consiglio e ministro degli Esteri Antonio Tajani. "Sono stati chiamati uno per uno, stanno tutti bene e raggiungeranno la nostra ambasciata. Di più non posso dirvi per ragioni di sicurezza".
"Il ministero degli esteri che ha la responsabilità di guidare tutte le operazioni con il ministero della difesa e la presidenza del consiglio, sono al lavoro incessantemente. Abbiamo passato tutta la notte in contatto costante, con il ministro Crosetto e con il presidente del consiglio. Ci ho parlato poco fa. Viene aggiornato da noi in maniera costante" ha aggiunto.
"Siamo mobilitati per mettere in sicurezza tutti nostri concittadini che sono in Khartoum, la nostra ambasciata sarà il punto di raccolta, dopodiché faremo in modo di poterli mettere in sicurezza - ha aggiunto il ministro -. Le nostre forze armate l'aeronautica, i reparti Inter forze sono pienamente operativi, toccherà a loro garantire la massima sicurezza e tutelare i nostri concittadini. Mi auguro che si possa fare tutto in tempi brevi, siamo stiamo lavorando con le autorità locali per avere tutte le autorizzazioni necessarie".
19 italiani già in sicurezza in Egitto
Da ieri, 19 italiani che erano in Sudan si trovano al sicuro in Egitto, ha annunciato il ministro degli Esteri. "Ieri grazie alla collaborazione dell'ambasciata al Cairo siamo riusciti a portarne 19 in Egitto: nel giro di poche ore, speriamo entro la nottata, tutti quelli che lo vorranno saranno portati in sicurezza", ha precisato. L'operazione, ha spiegato, è resa possibile dalla disponibilità delle due parti in conflitto a lasciare libero il loro passaggio: "ho parlato con entrambi e tuteleranno gli italiani, è quello che mi hanno detto: li ho ringraziati, così come ringrazio il ministero della Difesa, impegnato con la Farnesina. Stiamo lavorando con il ministro Crosetto".
I diplomatici Usa lasciano Khartoum
L'ambasciata americana in Sudan è stata evacuata. Lo ha confermato nel corso della notte lo stesso presidente Joe Biden, che in precedenza aveva detto che non era "sicuro" procedere all'evacuazione dei diplomatici statunitensi presenti nella capitale.
Ma le operazioni erano state già avviate, non senza difficoltà, anche se il generale Abdel Fattah al-Burhan, attualmente il leader del Paese, ieri mattina avesse promesso di facilitare le operazioni di evacuazione di diplomatici e cittadini di Gran Bretagna, Cina, Francia e Stati Uniti.
L'ambasciata americana, però, ha alzato il livello di allerta "dovuto a una situazione di incertezza nella capitale Karthum e alla chiusura dell'aeroporto". Nella notte trascorsa le FSR del Sudan, forze para militari, hanno dichiarato che stanno aiutando le truppe americane a evacuare l'ambasciata di Washington nella capitale Khartoum.
Le ambasciate si svuotano
"Il Rapid Support Forces Command si è coordinato con la U.S. Forces Mission composta da 6 aerei, per evacuare i diplomatici e le loro famiglie domenica mattina", si legge in un tweet del gruppo paramilitare, che da una settimana combatte l'esercito regolare sudanese in un conflitto che ha già ucciso centinaia di persone.
La Francia ha avviato "una rapida operazione di evacuazione" dei suoi cittadini dal Sudan dove da oltre una settimana truppe regolari e paramilitari Rsf si scontrano con violenza. Lo ha annunciato il ministero degli Esteri francese, precisando che nell'operazione di Parigi sono coinvolti anche cittadini europei e provenienti da "Paesi alleati".
Anche altri Paesi si stanno muovendo per riportare a casa il personale diplomatico presente in Sudan. Una portavoce del ministero degli Esteri francese ha detto di non poter confermare il trasferimento di diplomatici e cittadini francesi. Stessa posizione espressa dal ministero degli Esteri britannico. Le dichiarazioni confermano i segnali di confusione e di tensione che in questo momento sono dominanti in Sudan, precipitato nel conflitto interno il 15 aprile tra due fazioni che si contendono il controllo del Paese.
Civili vittime dei combattimenti
Almeno quattrocento persone sono rimaste finora uccise nei combattimenti. Di queste, 256 erano civili. Un numero imprecisato di abitanti di Karthum ha lasciato la capitale, sottoposta a bombardamenti, per trovare rifugio in periferia o negli Stati confinanti. Più di quindicimila persone si sono trasferite in Chad. Le oganizzazioni umanitarie hanno dichiarato di non essere più in grado di operare in Sudan, a causa del conflitto. Biden, nel comunicato in cui ha annunciato l'evacuazione dell'ambasciata Usa a Khartoum, ha chiesto anche lo "stop" alle violenze "insensate".
Anche l'ambasciata cinese in Sudan ha iniziato a organizzare l'evacuazione dei propri cittadini residenti nel Paese africano. In un breve messaggio pubblicato questo sul suo sito ufficiale, la legazione a Khartoum ha chiesto ai cittadini cinesi di compilare il giorno stesso un modulo indicando se desiderano essere evacuati dal Paese. "Si prega di continuare a monitorare da vicino la situazione e mantenere un alto livello di allerta, rafforzare le precauzioni di sicurezza e garantire la propria sicurezza personale", ha aggiunto l'ambasciata cinese.
Blackout della rete internet
Nel Sudan scosso dai violenti combattimenti tra truppe regolari e paramilitari Rsf c'è un blackout "quasi totale" di Internet. Lo ha riferito NetBlocks, un'organizzazione con sede a Londra che monitora l'accesso al web in tutto il mondo. "I dati di rete in tempo reale mostrano un collasso quasi totale della connettività Internet in Sudan con la connettività nazionale ora al 2% dei livelli ordinari".