AGI - La Germania ha spento i suoi ultimi tre reattori nucleari, la cui chiusura segna il culmine di oltre 20 anni di graduale uscita dall'energia atomica nella più grande economia europea. Lo hanno reso noto gli operatori dei tre impianti interessati. Le centrali elettriche Isar 2 (sud-est), Neckarwestheim (sud-ovest) ed Emsland (nord-ovest) sono state disconnesse dalla rete elettrica prima di mezzanotte, come previsto: la società energetica RWE ha descritto questa chiusura come "la fine di un'era ".
La prima potenza industriale in Europa ha rispettato il calendario della transizione energetica fissato nei primi anni 2000 e che Angela Merkel aveva accelerato nel 2011 dopo il disastro di Fukushima. Tuttavia la strategia di abbandono dell'atomo è percepita come pericolosa da ampi strati della popolazione e sconcerta molti dei partner della Germania, che ritengono che il nucleare abbia un ruolo da svolgere nella decarbonizzazione della produzione di elettricità.
Addio all'atomo
La crisi del gas innescata dalla guerra in Ucraina ha messo ulteriore pressione su Berlino e ha riacceso il dibattito, nella classe politica come nell'opinione pubblica, sull'opportunità di chiudere le centrali. L'uscita dal nucleare "arriva troppo tardi e non troppo presto", ha detto durante un comizio a Berlino il deputato dei Verdi, Jurgen Trittin. Il 15 aprile è una "data storica", ha assicurato.
È il culmine della lotta condotta per diversi decenni dal potente movimento antinucleare tedesco contro "tecnologie pericolose, insostenibili e costose". A Berlino, davanti alla Porta di Brandeburgo, alcune centinaia di persone hanno celebrato l'addio all'atomo, simboleggiato dai resti di un dinosauro. Manifestazioni si sono svolte anche in altre città della Germania, a cominciare da Monaco. Dal 2003 il Paese ha già chiuso 16 reattori.
L'invasione dell'Ucraina ha segnato una cesura. Privata del gas russo la Germania si è trovata esposta agli scenari economici più cupi e il governo di Olaf Scholz ha prorogato di qualche mese l'operatività dei reattori, rispetto allo spegnimento inizialmente fissato per il 31 dicembre. L'inverno è passato senza carenze, la Russia è stata sostituita da altri fornitori di gas ma il consenso sull'eliminazione graduale del nucleare si è sgretolato: in un recente sondaggio per il canale televisivo pubblico ARD, il 59% degli intervistati giudica una cattiva idea privarsi del nucleare nel contesto attuale.
"È un errore strategico, in un ambiente geopolitico ancora teso", ha detto Bijan Djir-Sarai, segretario generale del partito liberale FDP, partner nella coalizione di governo di Olaf Scholz e ambientalisti. Per il leader dell'opposizione conservatrice (CDU) Friedrich Merz, l'abbandono del nucleare è il risultato di un "pregiudizio quasi fanatico".
Cresce la quota di rinnovabili
Il mito fondatore dei Verdi trionfa su ogni ragione", ha twittato. Gli ultimi tre impianti hanno fornito solo il 6% dell'elettricità prodotta in Germania lo scorso anno, mentre il nucleare rappresentava il 30,8% del mix energetico nel 1997. Nel frattempo, la quota di energia rinnovabile ha raggiunto il 46% nel 2022, rispetto a meno del 25% dieci anni prima.
In Germania, il paese che emette la maggior quantità di CO2 dell'Unione Europea, il carbone rappresenta ancora un terzo della produzione di elettricità, con un aumento dell'8% lo scorso anno per far fronte all'assenza del gas russo.
La Germania punta all'obiettivo di coprire l'80% del suo fabbisogno di elettricità con energie rinnovabili entro il 2030, chiudendo le sue centrali elettriche a carbone entro il 2038 al più tardi.