AGI - Era l'ultimo procuratore vivente dei processi di Norimberga, noto per aver processato i nazisti per i crimini di guerra e fu tra i primi testimoni a documentare le atrocità dei campi di lavoro e di concentramento. Ben Ferencz è morto a Boynton Beach, in Florida. Aveva compiuto 103 anni a marzo.
Nato in Transilvania nel 1920, emigrò giovanissimo con i genitori a New York per sfuggire al dilagante antisemitismo. Dopo essersi laureato alla Harvard Law School, si arruolò nell'esercito americano in tempo per partecipare allo sbarco in Normandia durante la Seconda guerra mondiale. Quando i rapporti dei servizi segreti americani descrivevano che i soldati incontravano grandi gruppi di persone affamate nei campi nazisti sorvegliati dalle guardie delle SS, Ferencz si recò in visita prima al campo di lavoro di Ohrdruf in Germania e poi al famigerato campo di concentramento di Buchenwald. In quei campi, e in altri successivi, trovò corpi "ammucchiati come legna da ardere" e "scheletri indifesi affetti da diarrea, dissenteria, tifo, tubercolosi, polmonite e altre malattie, che rantolavano nelle loro cuccette piene di pidocchi o a terra con i soli occhi patetici che imploravano aiuto", scrisse lui stesso.
"Il campo di concentramento di Buchenwald era un ossario di orrori indescrivibili", raccontò. "Non c'è dubbio che sono rimasto indelebilmente traumatizzato dalle mie esperienze come investigatore di crimini di guerra nei centri di sterminio nazisti. Cerco ancora di non parlare o pensare ai dettagli". A un certo punto, verso la fine della guerra, Ferencz fu inviato nel rifugio di Adolf Hitler sulle Alpi bavaresi per cercare documenti incriminanti, ma tornò a mani vuote. Dopo la guerra, venne congedato con onore dall'esercito americano e tornò a New York per iniziare a esercitare la professione di avvocato. Ma durò poco.
Grazie alla sua esperienza come investigatore di crimini di guerra, fu subito reclutato per contribuire a perseguire i criminali di guerra nazisti nei processi di Norimberga, iniziati sotto la guida del giudice della Corte Suprema degli Stati Uniti Robert Jackson. Prima di partire per la Germania, sposò la sua fidanzata Gertrude (morta poi nel 2019. Ebbero quattro figli).
E così all'età di 27 anni, nel 1947 senza alcuna precedente esperienza processuale, divenne procuratore capo di un caso in cui 22 ex comandanti erano accusati di aver ucciso oltre un milione di ebrei, rom e altri nemici del Terzo Reich nell'Europa orientale. Invece di affidarsi a testimoni si basò soprattutto su documenti ufficiali tedeschi per sostenere la sua tesi. Tutti gli imputati furono condannati e più di una dozzina furono condannati a morte per impiccagione, anche se Ferencz non aveva chiesto la pena capitale.
"All'inizio dell'aprile 1948, quando fu letta la lunga sentenza legale, mi sentii vendicato", scrisse. "I nostri appelli a proteggere l'umanità attraverso lo stato di diritto erano stati accolti". Quando i processi per crimini di guerra si conclusero, Ferencz si mise a lavorare per un consorzio di gruppi caritatevoli ebraici per aiutare i sopravvissuti all'Olocausto a recuperare le proprietà, le case, le aziende, le opere d'arte, i rotoli della Torah e altri oggetti religiosi ebraici che erano stati loro confiscati dai nazisti. Negli ultimi decenni, sostenne la creazione di un tribunale internazionale che potesse perseguire i leader di qualsiasi governo per crimini di guerra. Questi sogni sono stati realizzati nel 2002 con l'istituzione della Corte penale internazionale dell'Aia, anche se la sua efficacia è stata limitata dalla mancata partecipazione di Paesi come gli Stati Uniti.