AGI - È finita l'epoca delle "maggioranze bulgare": il partito conservatore Gerb dell'ex primo ministro Boiko Borissov ha vinto le elezioni parlamentari in Bulgaria, ma con un margine che non garantisce la formazione di un nuovo governo nel Paese balcanico da 6,5 milioni di abitanti. La trattativa si preannuncia difficie e c'è già chi prevede la prossima convocazione di un nuovo voto che sarebbe il sesto in due anni.
Secondo i risultati ufficiali, il primo partito ha ottenuto il 26,47% dei voti, precedendo di poco la lista liberale guidata da Kiril Petkov (24,96%), un imprenditore formatosi ad Harvard che ha governato per breve tempo nel 2022. La formazione centrista dell'ex imprenditore, denominata Continuiamo il cambiamento, era questa volta associata alla coalizione di destra Bulgaria Democratica: ma questa alleanza non è stata sufficiente a invertire la tendenza delle elezioni di ottobre scorso, quando Gerb ha vinto di cinque punti e Borissov non è riuscito a trovare alleati per formare un esecutivo.
Dopo dieci anni in cui ha guidato governi accusati in varie circostanze di corruzione, Borissov, 63 anni, è da tempo politicamente isolato. Da quando il suo governo è caduto dopo mesi di proteste, si sono tenute cinque elezioni in due anni nel Paese più povero dell'Unione Europea. I risultati incerti del voto di ieri fanno prevedere che ci saranno presto ulteriori nuove elezioni, forse già quest'estate. Il partito ultranazionalista filo-russo Vazrajdane (Rinascimento) è ora la terza forza politica del Paese, con il 14,39% dei voti, in netto aumento rispetto a ottobre, quando aveva ottenuto circa il 10%.
Anche il partito anti-sistema dell'ex star della canzone Slavi Trifonov è tornato in parlamento con il 4,25% dei voti. L'anno scorso aveva partecipato per alcuni mesi alla coalizione di Petkov prima di ritirarsi, facendo cadere il governo. Se i negoziati politici dovessero fallire, spettera' al presidente Roumen Radev nominare un nuovo governo ad interim. Il presidente, un tempo soprannominato il "generale rosso", si oppone fermamente all'invio di armi all'Ucraina. Il Paese fa parte della NATO dal 2004 e dell'UE dal 2007.