AGI - Tatarsky, il cui vero nome era Maxim Fomin, in Russia era più di un blogger militare: forte di 560mila follower su Telegram, era il corrispondente di guerra che dal fronte aveva raccontato l''operazione speciale' in Ucraina alimentando il sostegno in patria ma anche criticando a più riprese i generali e l'inefficienza delle forze armate.
Considerato vicino al capo dei mercenari russi della Wagner, Yevgeny Prigozhin, in un video postato dal Cremlino, lo scorso anno, aveva salutato l'invasione dell'Ucraina promettendo: "Sconfiggeremo chiunque, uccideremo chiunque, deruberemo chiunque, se necessario. Proprio come ci piace".
Una volta in prima linea, però, si era soffermato sugli errori nell'avanzata russa, pur senza mettere in discussione l'obiettivo dell'operazione.
"Fino a quando non scopriremo il nome di questo genio militare che ha posizionato il battaglione tattico vicino al fiume, e lui non risponde pubblicamente di questo, non ci saranno riforme nell'esercito", ammonì in uno dei suoi seguitissimi post.
Lo pseudonimo di "Vladlen Tatarsky" era preso dal nome del creativo moscovita protagonista di "Generation ", visionario romanzo del 1999 di Viktor Pelevin, in cui si parla di consumismo, droghe e mitologia mesopotamica.
Aveva alle spalle già l'esperienza nella guerra nel Donbass dal 2014 al 2015, al seguito dei separatisti del Donetsk.
A settembre Tatarsky era tra le centinaia di invitati alla sontuosa cerimonia organizzata dal Cremlino per proclamare l'annessione russa di quattro regioni parzialmente occupate dell'Ucraina.