AGI - Le donne afghane? Non possono studiare dall'età di 12 anni, né lavorare nell'Amministrazione pubblica e nelle Ong, non possono frequentare parchi e giardini, è vietato loro viaggiare senza esser accompagnate di un parente stretto e maschio. Insomma, le afghane “hanno pochissimi diritti e ancora meno possibilità di accedere alla conoscenza”, scrive il Paìs.
Ora, dalla metà marzo, le afghane sono state private anche di uno degli ultimi baluardi di cultura e libertà rimasti a Kabul: la Biblioteca Zan, che due settimane fa è stata costretta a chiudere i battenti “per le minacce e le vessazioni dei talebani”, ha spiegato via WhatsApp da Kabul una delle sue fondatrici, l'economista 28enne Laila Basim, secondo cui con la scomparsa della biblioteca “s’è chiusa una speranza”.
In dari, il dialetto persiano che circa il 40% degli afghani ha come lingua madre, Zan significa appunto “donna” e l’obiettivo di questo centro del libro era proprio diffondere la cultura tra le ragazze e diventare uno strumento di "resistenza civile delle donne contro le politiche costrittive dei talebani".
Situata in uno scantinato del mercato nel quartiere Red Pol della capitale afghana la biblioteca ha offerto alle sue "oltre 400 aderenti", stima Basim, il prestito di libri in quattro lingue (persiano, pashtu, inglese e arabo), così come workshop gratuiti e sessioni di formazione a ingresso gratuito sui diritti delle donne, politica, religione e altri temi due volte la settimana.
Il suo patrimonio librario di fonda su 5.000 volumi frutto di donazioni - assieme a scaffali, tavoli, sedie – provenienti soprattutto da donne afghane e da parte anche di alcuni uomini, e “amici stranieri”, assicura senza dare ulteriori dettagli Laila Basim, che però aggiunge: “Nei sette mesi di vita della biblioteca, i talebani ci hanno sigillato la porta due volte, ma noi l'abbiamo riaperta con l'aiuto di amici e abbiamo continuato a lavorare.
Tuttavia, i talebani non si sono fermati qui. Hanno cominciato a venire tutti i giorni e a chiederci cosa stesse succedendo e cosa facessero i lettori in biblioteca.
Un giorno, quattro membri delle forze di sicurezza hanno fatto irruzione e hanno iniziato a chiedermi chi ci avesse dato il permesso di aprire i locali. Per farci poi sapere che il posto di una donna è in casa, non fuori”, conclude la donna.