AGI - La Cina avverte gli Stati Uniti che un divieto nei confronti di TikTok sarebbe una "persecuzione politica xenofoba" e chiede di smettere di sopprimere "irragionevolmente" le società cinesi. Lo ha dichiarato la portavoce del ministero degli Esteri cinese, Mao Ning, in risposta a una domanda sull'audizione al Congresso Usa del Ceo di TikTok, Shou Zi Chew, su questioni relative alla sicurezza dei dati.
"Finora il governo degli Stati Uniti non ha fornito alcuna prova per dimostrare che TikTok minacci la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, ma ha ripetutamente presunto la colpa e soppresso irragionevolmente le società interessate", ha scandito la portavoce, sottolineando che "vietare TikTok è una persecuzione politica xenofoba". Gli Stati Uniti, ha aggiunto, "dovrebbero rispettare seriamente i principi dell'economia di mercato e della concorrenza leale, smettere di sopprimere irragionevolmente le aziende di altri Paesi e fornire un ambiente aperto, equo, giusto e non discriminatorio per le aziende di tutto il mondo".
Lo stop di Washington sui dispositivi governativi
"Il governo statunitense ha esagerato con il concetto di sicurezza nazionale e ha abusato del potere dello Stato per reprimere le aziende di altri Paesi", aveva dichiarato Mao Ning lo scorso 1 marzo, a proposito della messa al bando dell'app sui dispositivi governativi di Washington, "quanto possono essere insicuri di sé gli Stati Uniti, la prima superpotenza mondiale, per temere a tal punto l'app preferita di un giovane?".
Già da tempo la Casa Bianca aveva vietato l'utilizzo del social network sui dispositivi governativi. In seguito, lo scorso 28 febbraio, era stata chiesta la sua rimozione, con tanto di guida per farlo in modo sicuro e una deadline di 30 giorni, poi estesa, per adempiere alla direttiva. Sulla stessa linea anche il governo canadese. "Sospetto che quando il governo compirà il passo significativo di dire a tutti i dipendenti federali che non potranno più usare TikTok sui loro telefoni di lavoro, molti canadesi, dalle aziende ai privati, rifletteranno sulla sicurezza dei propri dati e forse faranno delle scelte", aveva dichiarato il primo ministro canadese Justin Trudeau ai giornalisti dopo l'annuncio.
E non mancano all'interno del Congresso americano le posizioni più radicali che chiedono di estendere il divieto a qualsiasi app o sito web di proprietà di ByteDance, la società privata cinese che possiede TikTok. Non va dimenticato che in questa "battaglia social" anche la Cina ha mosso le sue pedine arrivando a vietare già da tempo l'utilizzo di YouTube, Twitter, Facebook e Instagram.