AGI - "La Finlandia ha capito la nostra sensibilità al tema della lotta al terrorismo e agito di conseguenza, così abbiamo deciso di dare il via libera alla ratifica del parlamento. L'ingresso della Finlandia giocherà un ruolo importante per la sicurezza globale e rafforza ulteriormente la Nato". Parole del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, che hanno confermato il buon esito di una trattativa di 10 mesi atteso dal presidente finlandese Sauli Niinisto, arrivato oggi nella capitale turca Ankara per una visita che segna la fine del veto turco all'ingresso della Finlandia nella Nato.
Lo stesso Erdogan appena pochi giorni fa aveva dichiarato che la Turchia "agirà facendo tutto quanto necessario" garantendo che "la parola data sarà mantenuta". Per il via libera definitivo la visita di Niinisto sembrava l'occasione ideale e così è stato. Un discorso che vale per la Finlandia, ma non per la Svezia, che invece dovrà ancora aspettare. "Non abbiamo avuto uno standard diverso con la Svezia. Loro hanno accolto terroristi. Abbiamo consegnato alle autorità di Stoccolma una lista di 120 nomi e le estradizioni sono state negate. Senza le estradizioni sviluppi positivi non sono ipotizzabili. La Finlandia non ha permesso manifestazioni a differenza della Svezia e questo ha creato due situazioni diverse. Chiediamo solo il rispetto del protocollo firmato a Madrid e dalla Svezia abbiamo visto solo un atteggiamento negativo", ha detto Erdogan oggi.
Le condizioni di Ankara
I due Paesi aspiranti membri Nato, per convincere la Turchia a togliere il veto all'allargamento si erano impegnati ad abolire l'embargo per la vendita di componenti militari, cosa poi avvenuta, ma anche vietare manifestazioni e raccolte fondi a sostegno dei separatisti curdi del Pkk ed estradare in Turchia dei terroristi di cui Ankara chiede la consegna.
Le strade di Svezia e Finlandia verso la Nato hanno iniziato a dividersi dopo il rogo del Corano andato in scena dinanzi l'ambasciata turca a Stoccolma lo scorso 24 gennaio "Non si aspettino il nostro sostegno", disse Erdogan alle autorità svedesi che avevano autorizzato il rogo, per poi aggiungere, un po' a sorpresa che per Ankara "non ci sono problemi con la Finlandia". Per la prima volta si era fatta largo la possibilità che la Turchia dicesse si alla Finlandia senza dare il via libera alla Svezia. Un'ipotesi che aveva suscitato all'inizio scetticismo nel governo finlandese, inizialmente restio dinanzi all'ipotesi di mettere la Svezia da parte.
Le frizioni con Stoccolma
Non ci sono conferme ufficiali che le 11 estradizioni tra golpisti del 2016 ed elementi del Pkk che Ankara voleva da Helsinki siano avvenute, ma allo stesso tempo va sottolineato come non vi siano stati problemi e polemiche con il governo finlandese in questi mesi, al contrario delle ripetute manifestazioni e provocazioni andate in scena Svezia, culminate con il rogo del Corano. Un periodo durante il quale l'ambasciatore svedese è stato convocato presso il ministero degli Esteri turco quattro volte, l'ambasciatore finlandese neanche una. Il rogo del Corano è un atto su cui Erdogan non poteva chiudere un occhio e che ha finito con il pesare sul cammino congiunto dei due Paesi verso la Nato.
"Continueremo gli incontri con la Svezia, incontri che riguardano i principi dell'alleanza e il nostro approccio nella lotta al terrorismo. Come evolverà il processo di ingresso della Svezia dipende direttamente dai passi concreti che verranno compiuti in futuro (dalla Svezia; ndr)", ha detto Erdogan.
Kristersson: "Il dialogo è ripreso"
Rimane per la Svezia la promessa del governo turco di attendere fino a giugno per il rispetto del protocollo di Madrid. Un segnale positivo è giunto la scorsa settimana, quando le delegazioni dei tre Paesi si sono viste a Bruxelles e il dialogo è ripreso, dopo essere stato interrotto da Ankara in seguito al rogo del Corano. Un atto che ha scatenato l'intransigenza di Ankara e posto il governo del premier Ulf Kristersson nella posizione di chi non può più permettersi altri passi falsi. "Il dialogo è ripreso e sono aumentate le possibilità che la Finlandia entri nella Nato prima, noi non abbiamo ancora trovato una soluzione, ma è solo una questione di tempo", ha detto il premier svedese questa settimana in una conferenza stampa cui ha partecipato il capo delegazione Oscar Stenstrom.
Ma al di là della rabbia di Ankara verso le autorità svedesi che hanno autorizzato un atto che non poteva non avere conseguenze, su Erdogan pesano le pressioni del segretario generale Nato e degli Stati Uniti. Pressioni cui alla fine il governo turco cederà. Per l'allargamento Nato è necessaria la ratifica da parte di tutti i 30 Paesi membri dell'Alleanza e oltre alla Turchia si attende anche la ratifica da parte del parlamento ungherese, che però dovrebbe avere luogo a breve, lasciando ad Ankara un'ultima parola per un via libera arrivato nei confronti della Finlandia, ma non ancora per la Svezia.