AGI - "Nelle aree di crisi è normale che lo spionaggio, in ogni fase del confronto, svolga un ruolo determinante. Fa parte delle regole del gioco, anche se il gioco non ci piace". Così lo storico e giornalista Marco Patricelli commenta con l'AGI la caduta sopra il Mar Nero del drone americano intercettato da due caccia russi. "Non mi stupisce che ci siano questi episodi, anche se mi preoccupa che ci siano", sottolinea lo studioso, secondo il quale "dobbiamo aspettarci altre intercettazioni del genere da parte dei russi, che ritengono di dover blindare l'area dove sono interessati militarmente e altri voli degli Usa, che sono apertamente schierati da parte dell'Ucraina ma non potendo dare un supporto militare diretto devono darlo indiretto con l'intelligence".
"Da un lato - osserva poi Patricelli - vi è la normalità di Mosca che smentisce un fatto e dall'altra la normalità delle accuse che partono da Washington. Trovo però molto più preoccupante quanto avvenuto in Estonia, dove un aereo russo ha violato lo spazio della piccola repubblica baltica. Un episodio del genere apre a mio parere un quadro molto interessante ma anche molto inquietante. Si spiega l'importanza per questi Stati, nati dalla dissoluzione dell'Unione Sovietica, di avere l'ombrello della Nato. Cosa sarebbe infatti accaduto se l'Estonia fosse ancora la nazione tra le due guerre mondiali che venne poi occupata con una passeggiata dell'Armata Rossa? Mi consta che l'Estonia non disponga di un'Aeronautica militare e che abbia un bisogno assoluto dell'ombrello della Nato. L'intervento dei due caccia europei testimonia che per questi piccoli Stati, che svolgono un ruolo strategico loro malgrado, esiste un rischio potenziale".
Guerra di intelligence
Dobbiamo abituarci a episodi simili? "Non riusciremo mai ad abituarci ma è normale che queste cose accadano e possano accadere. Una volta le informazioni si raccoglievano sul campo. Mi viene in mente la guerra di Crimea: in quel conflitto i russi carpivano informazioni tramite i corrispondenti di guerra britannici, leggendo semplicemente i loro giornali. Da lì nasce l'esigenza della cosiddetta stampa embedded. I giornalisti non possono raccontare esattamente quello che accade sul campo di battaglia perché forniscono delle informazioni. Oggi la tecnologia fornisce i droni e le intercettazioni elettroniche. Strumenti micidiali, protagonisti di questa guerra di intelligence che risale al Novecento, anche se nel secolo scorso non era stata riconosciuta con la stessa importanza che ha assunto oggi".
Ma Mosca ha la tecnologia? "La Russia - prosegue Patricelli - ha avuto la dottrina militare che è stata surclassata, dopo il confronto delle cosiddette guerre stellari con Reagan, con la guerra in Iraq, che ha dimostrato sul campo non solo la superiorità tecnologica ma anche quella della dottrina militare statunitense su quella sovietica. Oggi, dal punto di vista informatico, i russi non sono più solamente gli inventori del Tetris o dell'antivirus, ma hanno dimostrato di saper condurre, nonostante una inferiorità tecnologica militare, una guerra di intelligence a livello informatico di primo piano".