AGI - In Ue tutti sono convinti della necessità di arrivare a un accordo sul Patto per le migrazioni e l'asilo entro fine mandato (metà 2024) ma nel frattempo chiedono (alcuni pretendono) che l'Italia rispetti le regole attuali, applicando il Regolamento di Dublino che prevede la registrazione e lo screening degli arrivi e di accettare gli eventuali rimpatri interni dei cosiddetti dublinanti.
Si è concluso così il Consiglio Affari interni a Bruxelles, segnato dal lutto per il naufragio di Cutro, "drammatica esortazione per tutti a fare di più contro i trafficanti" secondo buona parte dei ministri. A impostare la rotta del dibattito è stata una lettera pubblicata da sette Paesi - Austria, Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Paesi Bassi e Svizzera in qualità di membro Schengen - in cui si chiede di "applicare in buona fede" le regole di Dublino.
Nel documento non si fa il nome dell'Italia ma lo hanno fatto alcuni ministri al loro arrivo alla riunione, Francia e Svizzera in particolare. "È evidente che il regolamento di Dublino è diventato complesso, quasi non funziona più con alcuni Paesi, in particolare l'Italia", ha indicato il ministro dell'Interno francese, Gerald Darmanin. "Gia' prima della crisi dell'Ocean Viking, l'Italia riammetteva una persona su dieci. Quindi, ovviamente, dobbiamo migliorare sulla questione", ha spiegato.
"Non sono l'unica a dire che dobbiamo mantenere il dialogo con l'Italia e chiederle di onorare il patto di Dublino", ha chiarito la ministra svizzera della Giustizia, Elisabeth Baume-Schneider. Da parte sua la ministra tedesca dell'Interno, Nancy Faeser, che ha annunciato la disponibilità della Germania "ad accogliere una parte dei superstiti di Cutro", ha rimarcato che "la responsabilità (di applicare Dublino) è prevista dalla legge".
La #Suisse est prête à assumer ses responsabilité et à continuer de participer activement aux réformes du système européen de l’asile et des migrations, toujours dans le respect des droits humains des personnes migrantes. @EUCouncil @SwissmissionEU pic.twitter.com/yQpq6PT8mp
— Elisabeth Baume-Schneider (@elisabeth_baume) March 9, 2023
E proprio su questo punto si innesca lo scontro con l'Italia che spesso ha criticato il meccanismo che prevede l'obbligo di responsabilita' ma non l'obbligo della solidarieta' per la redistribuzione. I Paesi pro-Dublino sostengono che "non applicando le regole, l'Italia esercita di fatto una redistribuzione". "C'è sicuramente un collegamento tra i ricollocamenti e l'applicazione di Dublino, ma a dimostrare che c'è un problema con i movimenti secondari sono i numeri: l'anno scorso abbiamo avuto 330 mila arrivi irregolari ma quasi un milione di richieste di asilo", ha evidenziato la commissaria agli Affari interni, Ylva Johansson.
La presidenza svedese, rappresentata dalla ministra per le Migrazioni, Maria Malmer Stenergard, ha richiamato all'ordine: "È importante applicare le regole attuali che abbiamo per creare la fiducia necessaria, in attesa di arrivare a un accordo sul nuovo Patto per le migrazioni e l'asilo". E l'impegno ad andare avanti sul Patto è stato confermato da tutti i ministri, ha indicato Johansson.
Sul fronte della dimensione esterna, sollecitato dall'Italia, Johansson ha ammesso la "necessità di collaborare con la Tunisia anche se le affermazioni del presidente sono preoccupanti". La svolta sui migranti potrebbere arrivare dalla sintonia scoperta tra la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e il premier olandese, Mark Rutte. "Se si mettono d'accordo Italia e Olanda, gli altri venticinque non possono che seguire", ha spiegato un diplomatico.
Non sarebbe nemmeno la prima volta che Paesi apparentemente agli estremi si alleino per una soluzione comune: l'anno scorso Paesi Bassi e Spagna presentarono una proposta congiunta per la riforma del Patto di stabilità.