AGI - Con la sua visita in Africa Centrale, il presidente della Francia, Emmanuel Macron ha voluto chiudere l'epoca della Franceafrique. Il capo dell'Eliseo ha visitato quattro Stati: Gabon, Angola, Repubblica del Congo e Repubblica democratica del Congo. Quattro alleati storici della Francia, soprattutto Gabon e Congo-Brazzaville, e paesi dove gli interessi economici francesi sono molto forti, soprattutto per quanto riguarda il petrolio. Il viaggio di Macron è arrivato in un momento difficile per la Francia.
In molte parti dell'Africa centrale e nella regione del Sahel aleggia un vento antifrancese che ha portato al ritiro dei militari francesi dal Mali, dal Burkina Faso e dalla Repubblica Centrafricana, segnando la fine dell'influenza parigina in paesi ex colonie e storici alleati della Francia. E, infatti, la missione africana del presidente francese, Macron, non è iniziata nel migliore dei modi. Mentre il suo aereo arrivava in Gabon, prima tappa della sua visita in Africa, nella capitale della Repubblica democratica del Congo, Kinshasa - ultima tapa del suo viaggio - decine di giovani congolesi manifestavano contro di lui davanti all'Ambasciata di Francia.
Ni pillage, ni balkanisation, ni guerre en République démocratique du Congo.
— Emmanuel Macron (@EmmanuelMacron) March 4, 2023
Brandendo bandiere russe, questi giovani lo accusavano di sostenere il Ruanda a spese del loro Paese. "Macron assassino, Putin in soccorso", questi gli slogan scanditi in piazza e su alcuni cartelli e striscioni si leggevano accuse ancore peggiori: "Macron padrino della balcanizzazione della Rdc", "i congolesi dicono no alla politica della Francia" o anche "Macron indesiderabile in Rdc". La Repubblica Democratica del Congo (Rdc) accusa il vicino Ruanda di sostenere una ribellione attiva nell'est - confermata dagli esperti Onu nonostante le smentite di Kigali - e si aspetta una chiara condanna di questa "aggressione" da parte della comunità internazionale.
Lunedì della scorsa settimana Emmanuel Macron ha presentato a Parigi la sua strategia africana per i prossimi anni e, rispondendo a una domanda sulla Rdc, ha sostenuto che la sovranità e l'integrità territoriale del Paese "non possono essere discusse". Ma "non ha menzionato il Ruanda, che è il nostro aggressore", gli hanno rimproverato i manifestanti. Le bandiere russe significano "che non abbiamo più bisogno della Francia, vogliamo collaborare con partner affidabili, come la Russia o la Cina", ha sostenuto Bruno Mimbenga, un organizzatore delle proteste davanti all'ambasciata francese, in un momento in cui la Russia è sempre più in competizione con la Francia nella sua storica sfera di influenza in Africa. I giovani congolesi hanno ribadito quello che è un sentimento diffuso sia in Africa centrale sia nel Sahel e cioè che "la comunità internazionale non ci serve".
Merci les jeunes car seul la lutte qui libère,nous n'allons pas lâcher prise et soyons nombreux le samedi pour barrer l'entrée de MACRON à Kinshasa.
— Brunomimbenga (@Brunomimbenga26) March 2, 2023
La peur doit quitter nos esprits pic.twitter.com/MVSV7p5eat
La risposta del presidente francese non si è fatta attendere e proprio nella prima tappa del suo viaggio ha decretato la fine della presenza francese in Africa cosi' come l'abbiamo vista negli anni che hanno seguito le indipendenze delle colonie. "L'epoca della Franceafrique è finita" ha detto Macron a Libreville, spiegando che la nuova politica africana e' quella di Parigi come "interlocutore neutrale".
È questo il filo rosso che ha legato le varie tappe del viaggio africano di Macron: voltare definitivamente pagina, abbandonare la "Francafrique", con le sue pratiche opache e le sue reti di influenza ereditate dal colonialismo, e mettere in atto una nuova politica basata sull'"umilta'" e sulle "collaborazioni pragmatiche", dalla protezione dell'ambiente alla salute.
In Angola, ex colonia portoghese visitata l'ultima volta nel 2015 dal suo predecessore Francois Hollande, Macron ha concluso un accordo per rafforzare il settore agricolo angolano e diversificare la sua economia, fortemente incentrata sulla produzione di petrolio. Lo stesso tenore è stato tenuto in Congo-Brazzavile e nell'Rdc: piu' attenzione alle questioni ambientali e sociali e meno a quelle securitarie. Il tratto militare della presenza francese in Africa è stato da sempre molto forte, e con questo viaggio il presidente francese ha voluto dare seguito alla nuova politica francese verso l'Africa annunciata alla vigilia di questo viaggio. Per Macron è necessario un nuovo rapporto "equilibrato, reciproco e responsabile".
Questo il mantra presidenziale. Ma ancora: "L'Africa non è terra di competizione", ha detto Macron durante la conferenza stampa all'Eliseo, invitando a "passare da una logica degli aiuti a quella degli investimenti". L'inquilino dell'Eliseo ha voluto anche sottolineare che la Francia "sta chiudendo un ciclo segnato dalla centralità della questione militare e della sicurezza", annunciando una "riduzione visibile" del personale militare francese in Africa e un "nuovo modello di partenariato" che prevede un "aumento del potere degli africani".
Tutto ciò segna un cambio di paradigma nella politica dell'Eliseo? Per ora sono solo parole a cui devono seguire dei fatti concreti, anche perché la riduzione del personale militare più che una scelta è stata una via obbligata visto il ritiro dal Mali, dal Burkina Faso e dalla Repubblica Centrafricana, tre roccaforti dell'influenza parigina in Africa. Paesi che, dopo la "cacciata" dei francesi si sono affidati in maniera decisa proprio alla Russia, dimostrando che l'Africa è, ancora, una terra dove la competizione tra potenze internazionali è viva più che mai, a differenza di ciò che sostiene Macron e lui stesso ne è complice.