AGI - Il ministro dell’Agricoltura e della sovranità alimentare Francesco Lollobrigida è volato negli Emirati Arabi Uniti per partecipare alla fiera Gulfood di Dubai, il più grande evento nel settore F&B della regione mediorientale, che si svolge al Dubai World Trade Center dal 20 al 24 febbraio. Insieme a Matteo Zoppas, neo eletto presidente dell'Ice, il ministro ha inaugurato oggi il Padiglione Italia, che raduna 180 aziende italiane, e l'Italian Food Lab, una vetrina che vuole presentare ai visitatori il meglio della cucina nazionale, con un live cooking show che vede protagonisti chef stellati Michelin e diverse degustazioni proposte. All’evento hanno partecipato anche l’Ambasciatore d'Italia ad Abu Dhabi Lorenzo Fanara e il Console Generale a Dubai Giuseppe Finocchiaro.
Ministro cosa la porta negli Emirati? Quale il valore di una presenza istituzionale così importante al Gulfood di Dubai?
“Il nostro obiettivo è quello di sviluppare le potenzialità del Made in Italy, a partire dal sistema agroalimentare, e questo evento è una importante vetrina che ci permetterà di raccontare al meglio le nostre produzioni di qualità. L’attenzione a questo appuntamento è dimostrato dalla presenza di 180 aziende italiane che rappresentano l’asset primario dell’Italia e che, allo stesso tempo, è garanzia di eccellenza.
Il Gulfood di Dubai può aiutarci a migliorare ancora le quote del nostro export negli Emirati Arabi Uniti. Un trend delle esportazioni che, in generale, nel periodo gennaio-novembre 2022 ha registrato un aumento del 25,3%, maggiore di quello relativo al resto del mondo, che alla fine dello scorso anno segnava una media del +18,2%. Solo il capitolo dell’export agroalimentare mostra un valore record pari a +46%: parliamo di 381 milioni di euro, dato superiore al totale anno 2021, quando la cifra era pari a circa 300 milioni di euro. L’obiettivo è far conoscere sempre più le nostre eccellenze, sviluppare ancora gli scambi e ottenere risultati sempre più importanti.”
Gli Emirati e molti paesi del Golfo, quasi completamente desertici, dipendono in grande misura dall’approvvigionamento esterno. Il Covid ha inoltre mostrato quanto sia importante garantire e mettere in sicurezza la supply chain in questo settore. Come vi si adatta un grande paese produttore come l’Italia?
“Le molteplici crisi che abbiamo attraversato e che tuttora stiamo vivendo, dalla pandemia alla guerra, passando per l’aumento delle materie prime, ci portano alla consapevolezza che alcuni sistemi di approvvigionamento di cui ritenevamo poterci dotare a basso costo, hanno finito per penalizzarci. Scegliere la filiera lunga non si è dimostrato un vantaggio e lo dimostra la corsa verso l’alto dei prezzi di energia e fertilizzanti, solo per fare due esempi. Bisogna evitare che le nostre famiglie e imprese possano essere messe in ginocchio dalla speculazione.
Questo vuol dire Sovranità alimentare, concetto che abbiamo inserito nella denominazione del Ministero che ho l’onore di guidare. Significa assicurare il diritto di un popolo di scegliere il proprio modello produttivo, difendendo la sostenibilità ambientale, garantendo i lavoratori e valorizzando i prodotti che raccontano il legame millenario tra la terra e l’uomo. Per assicurare il diritto, per tutti, di mangiare cibi di qualità che sono l’opposto della standardizzazione.”
Gli Emirati stanno investendo molto in tecnologia agricola, con grandi strutture idroponiche e verticali. Come guarda a queste esperienze?
“Bisogna sfruttare le potenzialità della tecnologia per migliorare le produzioni agroalimentari, soprattutto nell’attuale contesto geopolitico e considerando gli effetti dei cambiamenti climatici in atto. Questo, però, senza snaturare le produzioni stesse. Per contrastare il fenomeno della siccità, ad esempio, in Italia stiamo lavorando a interventi irrigui pari a 880 milioni di euro, di cui 520 milioni per progetti nuovi e 360 per progetti già avviati con risorse nazionali. Inoltre ho proposto una Cabina di Regia per lavorare in maniera sinergica con altri ministeri.
Guardiamo con attenzione al fenomeno dell’agricoltura o coltivazione verticale, che può anche essere un ritorno a questo mondo anche in contesti urbani e per sviluppare produzioni private locali. Se i nostri prodotti sono tra i primi al mondo è anche grazie a uno straordinario patrimonio fatto di terra, che dobbiamo continuare a sfruttare nel rispetto dell’ambiente.”
Uno degli obiettivi della cabina di regia per l'internazionalizzazione è la difesa rispetto alla concorrenza sleale, il tema dell'Italian sounding è fortemente sentito dai produttori italiani. Quali sono le misure che è possibile adottare in una realtà come questa?
“Il nostro export agroalimentare continua a rimanere vitale, combattiamo l’Italian Sounding e facciamo squadra con gli altri ministeri nel Comitato per il Made in Italy nel Mondo – CIMIM (istituito dal Governo a novembre 2022). In questo modo l’Italia ha l’opportunità di riacquisire un ruolo centrale nel Mediterraneo in tema di agroalimentare, sovranità alimentare, agri-tech ed energia. Per raggiungere questo obiettivo sono importanti le clausole di reciprocità nel contesto degli accordi commerciali internazionali. Per evitare che le stringenti regole applicate nella coltivazione, trasformazione e distribuzione dei prodotti nazionali portino a concorrenza sleale da parte di importatori di prodotto a basso costo e non rispettosi di medesimi standard produttivi. Per frenare il mercato del falso, che sfrutta il brand Italia senza avere nessun legame con i prodotti della nostra Nazione, bisogna continuare a lavorare attraverso controlli più stringenti. Anche per questo, in legge di Bilancio, abbiamo previsto l’assunzione di altre 300 professionalità per potenziare l’Ispettorato centrale qualità e repressione frodi.”