AGI - “Allah ci ha voluto salvare”. E’ questo il primo pensiero passato nella testa di Emine la notte del sisma, quando è uscita di casa con in braccio il piccolo Erkan Efe di appena 10 mesi e ha visto l’enorme minareto di una moschea di Adiyaman abbattutosi a pochi metri dalla umile casa in cui viveva insieme al marito Ahmet, al figlio e ai suoi genitori. “All’improvviso ha iniziato a tremare tutto, la casa è piccola ma non riuscivo a uscire. Non ho pensato a nulla, sono andata direttamente a prendere il bambino, ma sono caduta. L'ho afferrato tra le mie braccia e avevo il terrore di non varcare in tempo la porta”. Erano passate da poco le 4:17 del mattino del 6 febbraio. Una data che rimarrà nella storia della Turchia, destinata a cambiare per sempre la vita di milioni di persone, tra queste la famiglia Uzun.
Sono vivi e sono grati per questo, ma la casa è stata dichiarata inagibile e sarà abbattuta tra 15 giorni. I 5 abitanti della casa sono stati costretti a spostarsi nel piccolo giardino, in due tende di fortuna fatte di teli di plastica. “La notte è freddissimo, purtroppo la tenda è messa insieme con teli che rimangono aperti. Il bambino si sveglia ogni mezz’ora, piange, ha freddo e vuole che accenda la luce, ma non c’è elettricità. Dormiamo con una candela accesa, se il vento la spegne o di consuma il bambino scoppia a piangere, ha paura”, racconta Emine.
Come andranno avanti ora lo spiega il marito Ahmet. “Lavoravo in una fabbrica di plastica, ma ora non so cosa succederà. Il padrone dell’azienda è morto nel crollo della sua casa. Per fortuna gli aiuti ci forniscono da mangiare, anche per il bambino, ma abbiamo bisogno di una tenda al più presto, questi sono pezzi di plastica”, spiega Ahmet. Eppure i due si ritengono fortunati e il perché non si spiega solo con il bilancio tremendo di una città in cui le vittime sono almeno 3.500, ma con i drammi delle persone vicine.
Nel pomeriggio li raggiunge una donna in lacrime, singhiozza inconsolabile. E’ Zeynep, sorella del marito di Emine, la sua famiglia è salva e sta bene, ma sua sorella è morta e con lei i suoi tre nipoti di 8, 11 e 13 anni. Per estrarre la piccola di 11 anni che era ancora in vita le hanno dovuto amputare una gamba. La ragazzina ha perso molto sangue, trasportata d’urgenza ad Ankara non è stato possibile salvarla.