Il football unisce l'America, più della religione. A poche ore dall'evento sportivo più seguito dagli americani, il Super Bowl che, quando in Italia sarà domenica notte, assegnerà il titolo di campione assoluto di football americano Nfl, a fare notizia è uno spot che comparirà nella lunga diretta televisiva. Una delle pubblicità in programma ha già scatenato polemiche: il tema è Gesu' Cristo e lo slogan è "He Gets Us", che ha molte declinazioni, tra cui "Lui ci capisce" e 'Lui ci accoglie', con il doppio senso della parola 'us', che indica in inglese 'noi' ma anche 'United States', gli Stati Uniti.
La pubblicità promuove Gesù e la Cristianità, ma ricorda che tra i fondamenti c'e' anche quello dell'accoglienza, non un tema di secondo piano in un Paese sempre più diviso, anche sul tema dell'accoglienza, tra Stati conservatori e Stati progressisti, tra città che fanno muro agli immigrati e quelli "santuario" che li accolgono. Nel video scorrono figure simbolo e attuali: un immigrato, un rifugiato, un radicale, antiabortisti, attivisti che manifestano contro il razzismo e la corruzione.
"Qualsiasi cosa stai affrontando - dice la pubblicità - Gesù l'ha già affrontato". In realtà per molti americani questo 'claim' non sarà una novità assoluta, perché questo tipo di messaggio sta circolando, in varie forme, da mesi in prima serata nei maggiori network americani e fa parte di una campagna da cento milioni di dollari, finanziata da anonimi donatori. L'occasione del Super Bowl, uno degli sport più amati dagli americani e pieno di segni religiosi, sembra il finale inevitabile: a vederlo saranno milioni di telespettatori, in una serata che vedrà in campo le squadre dei Kansas City Chiefs e dei Philadelphia Eagles.
L'obiettivo della campagna sarebbe quello di "promuovere un messaggio religioso senza politicizzarlo", dicono gli organizzatori, "né di destra né di sinistra", per "arrivare ai giovani" che saranno davanti alla tv con le loro famiglie. Ma questa campagna ha già provocato proteste perché viene considerata da molti di parte. Il motivo è che dietro c'è una fondazione di ultradestra, la The Servant Foundation, famosa in Usa come Signatry.
È la stessa organizzazione che, secondo alcuni giornali progressisti, ha donato decine di milioni di dollari all'Alliance Defending Freedom, un gruppo conservatore cristiano che si è schierato spesso a favore di leggi che limitano i diritti della comunità Lgbtq o che ha invocato il divieto di coprire le spese mediche legate alla contraccezione sulla base dei convincimenti religiosi. La rete degli anonimi donatori potrebbe fare capo al movimento degli evangelici, che è molto forte negli Stati Uniti, e che riunisce tra i novanta e i cento milioni di membri.
"Il nostro obiettivo - si sono difesi i promotori della campagna - è unire il popolo americano attraverso l'amore trascinante e il perdono di Gesu'". Ma il messaggio non ha convinto tutti. Kevin Young, pastore che discute sui social di temi legati alla cristianità, è critico. "I giovani - ha spiegato alla Cnn - sono nativi digitali che capiscono la differenza tra marketing untuoso e autenticità. Mega chiese, mega eventi e una mega spesa in pubblicità sono viste dai giovani come denaro che poteva essere speso meglio, per esempio per finanziare programmi di sostegno agli oppressi, come rifugiati, membri della comunità Lgbtq+, chi difende il diritto all'aborto e i poveri".
La campagna arriva in un momento di crisi: secondo Pew Research, negli ultimi trent'anni la percentuale di americani che si identifica come cristiana è passata dal 90 al 63 per cento. In particolare, i più giovani sono quelli che appaiono distanti dal messaggio evangelico e più interessati all'aspetto pratico della solidarietà. Le due pubblicità da trenta secondi l'uno su Gesù in programma per il Super Bowl costeranno in tutto sette milioni di dollari.