AGI - Le immagini della tragedia umanitaria scaturita dal terremoto di grado 7.7 che ha colpito il sud est della Turchia hanno fatto il giro del mondo.Tuttavia questa tragedia riguarda tutti, al di là della prossimità geografica, non solo per il tremendo bilancio delle vittime, ma anche perché tra i luoghi colpiti vi sono dei crocevia dello sviluppo della storia delle religioni e della civiltà occidentale. Tra le aree più devastate dal sisma c'è la regione dell'Hatay, i cui centri principali sono Iskenderun e Antakya, conosciute nel mondo cristiano come Alessandretta e Antiochia. Alessandretta, oggi Iskenderun, fu addirittura fondata da Alessandro Magno dopo la vittoria riportata a scapito dei Persiani a Isso nel 333 a.C., località distante poche decine di chilometri.
Persiani, macedoni e dunque romani che nel 313 d.c. vi fondarono il vescovato di Alessandria Minore in cui si affermarono San Teodoro e il vescovo Esico, che prese parte al concilio di Nicea (oggi Iznik, nel nord ovest della Turchia) nel 325 e al concilio di Antiochia nel 341. La città rimase sotto il controllo dell'Impero Romano d'oriente, di cui costituì un importante porto commerciale.
L'antico porto era situato a poca distanza dal porto moderno, dove un terribile incendio si è scatenato in seguito al sisma e più di 24 ore sono state necessarie per mettere le fiamme sotto controllo. Antakya, l'altro centro dell'Hatay devastato, è la stessa Antiochia che oggi basa la sua fama sui due musei che ospitano antichissimi mosaici la cui sorte post sisma è ancora sconosciuta. Il museo archeologico locale, la cui prima sede fu costruita dai francesi, è stato per anni considerato secondo per importanza solo al Bardo di Tunisi.
Tra i mosaici raffiguranti scene di caccia, banchetti e giardini spiccano Dioniso ebbro, Narciso e l'Eufrosinos, figura scheletrica intenta al bere e al mangiare che lancia il monito del 'memento morì. Ad Antakya si trova anche la chiesa di San Pietro, scolpita nella Roccia con un altare e un profilo della madonna nella parete della montagna. Fondata da Pietro, Paolo e Barnaba nel 47 d.C., si tratta del luogo di culto cristiano più antico dopo la chiesa di Gerusalemme.
Sempre qui si trovava la Domus Aurea ottagonale, una struttura costruita nel 327 d.C. per volere di Costantino il Grande, che la utilizzava come la cappella dei riti ufficiali. La fine della struttura, di cui rimangono le testimonianze degli storici dell'epoca, fu segnata da un altro sisma nel 588 d.C. che la rase al suolo tanto che oggi non se ne conosce l'esatta ubicazione. Ma a riportarci alla vicinanza tra questi luoghi e la nostra storia sono le descrizioni e testimonianze scritte, che spingono gli storici a concordare sul fatto che la Domus Aurea ottagonale servì come modello per la costruzione della Basilica di San Vitale a Ravenna. Da San Vitale a Ravenna Carlo Magno prese a sua volta ispirazione per la cappella di Aachen, in Germania.
Secondi gli storici della cristianità Antiochia è il luogo dove l'apostolo Matteo scrisse il suo vangelo. Lo storico romano Libanio descrisse Antiochia come "città senza eguali per la varietà di culture che si trovano in un solo posto". La città infatti già prima dell'arrivo della cristianità rappresentava un coacervo di culture dove si parlavano il latino, il greco, il persiano e l'ebraico e ancora oggi Antakya è rinomata in Turchia per una nutrita comunità cristiana, cattolica e armena, che condivide da sempre la città con i musulmani, oggi maggioranza.
La bellezza dei mosaici della moderna Antakya è pari alla bellezza dei mosaici di un altro dei centri colpiti dal sisma: Gaziantep. Qui nel 2011 è stato aperto il museo di Zeugma, che prende nome dal sito poco lontano, una antica città fondata da uno dei generali di Alessandro Magno e da cui sono stati estratti ben 1.700 metri quadrati di raffinatissimi mosaici ellenistici e romani che lo rendono il più grande al mondo. Una struttura moderna che non sembra aver riportato danni.
Al contrario fortemente danneggiata nella stessa Gaziantep è la imponente fortezza che per quasi 2 mila anni ha sovrastato la città. Danni enormi sono stati riportati dal monumento, patrimonio dell'Unesco, la cui prima costruzione risale addirittura agli ittiti, prima dell'arrivo dei romani che realizzarono in quel luogo un vero castello tra il II e III secolo dopo Cristo. Una costruzione che nel sesto secolo subì ulteriori ampliamenti e rinnovamenti sotto l'imperatore Giustiniano. In seguito arrivarono i turchi Selgiuchidi, che dopo aver sconfitto l'esercito dell'imperatore Romano Diogene IV nella battaglia di Manzikert del 1071 si impadronirono della città ed edificarono una nuova fortezza.
Durante le Crociate, nel 1230 cristiani ricostruirono il castello per controllare i commercianti che procedevano lungo il fiume Oronte. Dopo la conquista araba nel 1480, fortificazioni furono aggiunte e durante il regno dell'imperatore ottomano Solimano il Magnifico, (1520-1566), la struttura subi' quindi numerose modifiche: gli ottomani rafforzarono le mura, aggiunsero una cinta interna e cambiarono l'aspetto estetico della fortezza, facendola sembrare un'opera d'arte militare, status che ha mantenuto fino a oggi.
Nel 1940 divenne un museo di storia, con una vasta collezione di arte e reperti architettonici, inclusi mosaici e pavimenti in ceramica e manufatti di epoca neolitica, ittita e romana. Dopo aver attraversato duemila anni di storia è stato il terremoto a infliggere l'ultimo colpo, forse mortale al castello. In un altra città che il sisma non ha risparmiato, Urfa, si trova Gobekli Tepe, un sito archeologico che risale a 6 mila anni prima di Stonehange e che ha spostato indietro di migliaia di anni la lancetta della storia delle religioni. Gobekli Tepe è un luogo di culto risalente a 12 mila anni fa, situato nelle vicinanze di Catalhoyuk, considerata la prima città nella storia del mondo con i suoi 9 mila anni.
Nel 2021 l'Unesco ha inserito nella lista dei patrimoni dell'Umanità Aslantepe, insediamento ittita strategico in prossimità del fiume Eufrate e della odierna città di Malatya, altro centro che oggi piange morti e conta i danni del sisma. Ad Aslantepe è da anni impegnata una missione archeologica italiana che ha contribuito a portare alla luce una città stato del vicino oriente che poteva contare su un proprio sistema di scrittura e un apparato burocratico senza pari per l'epoca.
Un' altra missione archeologica italiana è al lavoro da anni presso il sito di Karkamis, al confine con la Siria. Un insediamento che oggi rivela tracce della cultura ittita e assira, di cui si trovano notizie in testi egiziani, assiri e che viene citato anche nella Bibbia, poi identificato dall'archeologo George Smith nel 1876. Tra gli archeologi impegnati nel sito anche il leggendario Lawrence D'Arabia, che da qui inviava informative agli inglesi sui movimenti delle truppe ottomane e degli alleati tedeschi prima dell'esplosione della prima guerra mondiale.
Un sito che negli ultimi anni ha subito danni, con gli scavi che per alcuni periodi sono stati sospesi, a causa della prossimità al confine siriano. Una caserma militare turca è stata costruita a ridosso della necropoli perché da qui Ankara ha lanciato un'operazione militare contro l'Isis nel 2016. n destino che torna in bilico dopo il terribile terremoto dello scorso 6 febbraio.