AGI - "È ovvio che adesso, a quasi un anno dall'inizio del conflitto, le truppe di Mosca devono fare qualche mossa che, anche se non definitiva, dia almeno un indirizzo ancora più chiaro e netto rispetto alle conquiste territoriali, che sono già abbastanza significative". Lo afferma all'AGI lo storico e giornalista Marco Patricelli, commentando gli ultimi progressi dei russi nel Donbass.
Per lo studioso, "le forze russe in questo momento hanno quindi bisogno di un risultato profondo sul campo di battaglia, che deve essere ottenuto prima che gli ucraini possano riorganizzare le loro linee e contare sulla tecnologia occidentale".
"La strategia militare russa - osserva poi Patricelli - risente di più variabili rispetto ai conflitti del passato, che abbiamo studiato e approfondito. Oggi c'è infatti un livello di coinvolgimento, soprattutto emotivo e psicologico, che impedisce certe forme militari risolutive all'interno di un contrasto. Ad esempio, è balzato agli occhi di tutti che l'aeronautica russa non è stata praticamente impegnata in Ucraina, se non sotto forma di bombardamenti missilistici. E da parte russa non era stata prevista quella resistenza ucraina che deriva dal fatto che l'appello di Putin a rovesciare Zelensky è caduto nel vuoto. Ciò avrebbe assolutamente semplificato le cose per la Russia sia a livello militare sia a livello mediatico, con la possibilità di rivendere all'esterno l'immagine dell'operazione militare speciale contro lo pseudo risorgente nazismo in Ucraina".
La Russia conta sul sacrificio dei suoi uomini? "Se ci rifacciamo alla storia certamente questo è sempre stato un grande valore aggiunto della Russia. Un valore che ha determinato le sorti di battaglie e di conflitti. Basti pensare alla prima e alla seconda guerra mondiale. L'unico punto di cedimento è stato in Afghanistan, dove neppure la superiorità tecnologica è riuscita ad aver ragione dei mujahidin afghani".
Ad ogni modo, prosegue lo storico, i carri armati che l'Occidente fornirà a Kiev non sono tanti, "quindi parlare di possibili capovolgimenti è abbastanza arduo". E in questo momento è comunque "assolutamente impensabile che si chieda alla Russia di tornare sulle posizioni di partenza, anche perché nella storia non è mai accaduto che un esercito vittorioso sul campo tornasse sulle posizioni di partenza per far partire dei negoziati".
Insomma, per Patricelli "è assolutamente irrealistico che l'Ucraina possa riconquistare il Donbass" e ancora meno la Crimea, "che è un territorio perso".