AGI - Alla fine Rasmus Paluden ce l'ha fatta. Dopo aver ottenuto l'autorizzazione per una manifestazione, il leader del partito di Estrema destra danese Stram Kurs ha bruciato oggi una copia del Corano dinanzi l'ambasciata turca, per protestare contro il veto di Ankara all'ingresso nella Nato della Svezia. "Bruciare il Corano è un crimine di odio e contro l'umanità. Nonostante tutti i nostri avvisi il fatto che sia stata permessa la manifestazione spiana la strada all'odio nei confronti dell'Islam. Attaccare valori sacri è un esempio di moderna barbarie, non di libertà", ha detto Ibrahim Kalin, portavoce e stretto consigliere del presidente Recep Tayyip Erdogan.
Le conseguenze sul negoziato
Impossibile che la cosa non abbia conseguenze negative sul già problematico percorso di Stoccolma verso l'Alleanza Atlantica. Un negoziato che, a essere ottimisti si complica notevolmente, a voler essere realisti si può considerare morto. Le autorità svedesi potevano bloccare la manifestazione, la hanno invece autorizzata in nome della libertà di espressione e hanno chiuso un occhio non su uno, ma su più aspetti della vicenda. Paluden aveva già annunciato ieri che avrebbe bruciato il Corano dinanzi l'ambasciata turca e Ankara ha chiesto ripetutamente di revocare il permesso, facendo intendere che vi sarebbero state conseguenze sul negoziato.
Le richieste di Ankara arrivano in un momento giàdelicato dei rapporti tra i due Paesi, con il negoziato complicatosi in seguito a un'altra manifestazione a favore dei separatisti curdi del Pkk dello scorso 11 gennaio, in cui è stato appeso a testa in giù un manichino di Erdogan. Se il governo svedese, come hanno sempre ripetuto il premier e il ministro degli Esteri, vuole davvero entrare nella Nato era necessario permettere a un leader xenofobo, peraltro danese, di danneggiare il negoziato in maniera tanto sfacciata? Ma Stoccolma ha chiuso gli occhi anche dinanzi a motivi di ordine pubblico.
Paluden aveva già bruciato copie del Corano lo scorso aprile provocando 4 giorni di violenti scontri, scatenati dalla rabbia della nutrita comunità islamica residente in Svezia.
Per la Turchia è un "crimine contro l'umanità"
L'annuncio del permesso accordato per la manifestazione ha causato la convocazione già nella tarda serata di ieri dell'ambasciatore svedese ad Ankara, Staffan Herrstrom, presentatosi presso il ministero degli Esteri di Ankara per la seconda volta in una settimana (la prima per la manifestazione dell'11 gennaio ndr). E la reazione da parte del governo turco conferma l'atteggiamento nei confronti di Ankara.
"Crimine contro l'umanità", secondo il portavoce del partito di Erdogan, Omer Celik, che accusa le autorità svedesi di complicità per quanto accaduto. "Manifestazione contro i valori del mondo islamico, basta parole, servono provvedimenti", ha detto il presidente del Parlamento, Mustafa Sentop. "Sfoggio di razzismo che rispecchia il clima di islamofobia raggiunto dall'Europa", si legge in un comunicato del ministero degli Esteri.
Anche l'opposizione è con Erdogan
Tutti rigettano la tesi della libertà di espressione con cui le autorità svedesi hanno giusitificato il permesso accordato, e la protesta nei confronti della Svezia ha assunto un carattere trasversale. Il leader dell'opposizione Kemal Kilicdaroglu, probabile sfidante di Erdogan alle prossime elezioni ha definito "fascista", "disumano" e "inaccettabile" che il Corano venga bruciato.
Il partito Chp di cui è segretario, princpale forza di opposizione, considera legittimo e condivide il veto della Turchia all'ingresso della Svezia nella Nato. Sulla vicenda, che scateneràreazioni in tutto il mondo islamico, non è ancora intervenuto Erdogan.
La Svezia può dire addio alla Nato?
Il presidente ha parlato in settimana, non ha commentato neanche la prima manifestazione e si è limitato a dichiarare di attendere da Stoccolma "130 terroristi", altrimenti il veto rimane. Proprio la consegna dei terroristi sembrava rappresentare lo scoglio più difficile da scalare nel cammino della Svezia nella Nato. Al contrario Stoccolma sta fallendo anche nel mantenere fede agli altri impegni presi nel protocollo siglato con la Turchia a Madrid lo scorso giugno, quando per convincere Erdogan a togliere il veto all'allargamento il governo svedese si impegnò non solo a lavorare all'estradizione di alcune persone accusate di terrorismo dalla Turchia, ma anche di vietare manifestazioni di sostegno al Pkk/Ypg e raccolte fondi a favore dei separatisti curdi. Una manifestazione proprio come quella dello scorso 11 giugno, ma diversa da quella di oggi.
Tuttavia proprio quanto accaduto nelle ultime 12 ore non fa che aumentare i dubbi di Ankara, se viene infatti autorizzata una manifestazione nonostante l'annuncio che il Corano sarebbe stato bruciato è possibile credere a Stoccolma che promette di vietare manifestazioni a favore del Pkk? Probabilmente no, ecco perchè ad oggi il cammino della Svezia verso la Nato può essere considerato a zero.