AGI - Gli archeologi spagnoli hanno approfittato della mancanza di pioggia e sfruttato la siccità e il livello dell’acqua giunta ai suoi minimi storici per ricostruire la struttura di una città inghiottita sette decenni fa dal bacino idrico di Valdecañas nella provincia di Cáceres. Ciò che ha consentito di studiare per la prima volta, con la tecnologia a disposizione nel XXI secolo, i resti della città romana di Augustobriga, ricoperta dalle acque della palude nel 1957.
Le indagini hanno anche permesso di documentare tre necropoli, diversi templi, un'iscrizione funeraria, che è stata estratta e depositata nel Museo di Càceres, nonché – tra gli altri elementi – una possibile cisterna.
Bene, i testi classici indicavano in Augustobriga il centro urbano romano della Lusitania vetoniana, sulla stessa strada che collegava le grandi città di Augusta Emérita (Mérida) e Cesaraugusta (Saragozza). Il suo toponimo sarebbe il prodotto dell'unione del nome dell'imperatore Augusto e della radice “briga”, molto comune in altri insediamenti celtiberici come Turobriga o Dessobriga. Di questa città romana, tuttavia, si hanno notizie fin dal XVI secolo, quando vari studiosi dell'epoca si interessarono alle sue rovine, integrate poi nell'area urbana della scomparsa di Talavera la Vieja, attualmente anch'essa sommersa.
El embalse de Valdecañas (Cáceres) se hallaba, en diciembre de 2021, en mínimos históricos. Esto permitía estudiar por primera vez con tecnología del siglo XXI los restos de la ciudad romana de Augustobriga, tapada por las aguas del pantano en 1957 https://t.co/VFZqHGO4pT
— EL PAÍS (@el_pais) January 10, 2023
“Ma nessuno conosceva il suo nome – riferisce il Paìs – fino a quando nell'Ottocento non fu scoperta un'epigrafe che la identificava come Augustobriga” (Senatus Populusque Augustobrigensium). Poi nel 1931, due dei suoi grandi templi furono dichiarati Monumento Storico-Artistico: Los Mármoles e La Cilla. Entrambi sorgevano in quello che era il foro, la parte più nobile della città.
Riferisce il quotidiano madrileno che la costruzione dell’invaso alla fine degli anni Sessanta del secolo scorso (7.300 ettari allagati) “rese necessario lo spostamento in quota per garantirne la conservazione”, poi però nel 2019 si è verificato in Estremadura “uno degli abbassamenti più marcati dei livelli dell'acqua degli invasi che si ricordino e sono tornate visibili alcune vestigia di Augustobriga”.
Per gestire lo studio, la Direzione Generale dei Beni Culturali e delle Belle Arti del Ministero della Cultura e dello Sport, in coordinamento con la Junta de Extremadura, ha creato un gruppo di lavoro ad hoc. Nel 2021 sono iniziate le indagini attraverso voli fotogrammetrici e un rilievo della superficie. Fu così estratta un'iscrizione funeraria e, nei dintorni, alcuni materiali di cronologia romana e tardoantica.
Dopo aver descritto nel dettaglio la forma e la struttura della città, il Pais scrive che gli specialisti concludono nella loro relazione che, in futuro, sarà necessario "effettuare altri interventi sul sito, finalizzati sia a valutare lo stato di conservazione della città, sia a svolgere indagini geofisiche che forniscano informazioni in merito all'individuazione di alcune strutture urbane” che non sono stati in grado di determinare. Mentre un'intera città romana giace tutt’ora sott'acqua.