AGI - I sedimenti intrappolati nelle dighe possono compromettere significativamente la capacità di stoccaggio dell'acqua nelle infrastrutture, tanto che nei prossimi decenni le grandi dighe del mondo potrebbero perdere tra il 23 e il 28 per cento delle proprie potenzialità.
A lanciare l'allarme uno studio, pubblicato sulla rivista Sustainability, condotto dagli scienziati dell'Istituto canadese per l'acqua, l'ambiente e la salute dell'Università delle Nazioni Unite e della McGill University di Montreal. Il team, guidato da Duminda Perera, ha stimato l'effetto della presenza di sedimenti in 47.403 dighe di 150 paesi, considerando circa 50 mila strutture. Secondo gli autori, entro il 2050 si potrebbe verificare una perdita del 23-28 per cento rispetto alla capacità di stoccaggio originale.
Allo stesso tempo, riportano gli esperti, le maggiori perdite a livello mondiale si verificheranno in Regno Unito, Panama, Irlanda, Giappone e Seychelles, dove si stima un calo delle capacità di stoccaggio tra il 35 e il 50 per cento rispetto alle condizioni originali. I cinque paesi meno colpiti, al contrario, saranno Bhutan, Cambogia, Etiopia, Guinea e Niger, associati a una diminuzione inferiore al 15 per cento.
"Questa riduzione - afferma Perera - metterà alla prova molti aspetti delle economie nazionali, tra cui l'irrigazione, la produzione di energia e l'approvvigionamento idrico. Le nuove dighe in costruzione o in progetto non compenseranno le perdite di stoccaggio dovute alla sedimentazione. Il nostro lavoro evidenzia le problematiche della sedimentazione, che mette in pericolo la sostenibilità delle future forniture idriche".
Nelle 6.651 grandi dighe europee, riportano gli studiosi, potrebbe verificarsi una perdita del 21 per cento entro il 2030 e del 28 per cento entro il 2050. In Italia si prevede una riduzione di oltre il 25 per cento.
Per risolvere questo problema, gli scienziati propongono diverse soluzioni, evidenziandone allo stesso tempo i punti di forza e gli aspetti negativi. In particolare, il dragaggio può essere molto costoso e solamente temporaneo. Il lavaggio dei sedimenti, invece, è più interessante dal punto di vista finanziario, ma può causare impatti negativi significativi a valle.
Il bypass, una tecnica che devia il flusso a valle attraverso un canale separato per gestire eventi estremi ed esondazioni, potrebbe ridurre il rischio di sedimentazione dell'80-90 per cento. Il miglioramento dell'altezza della diga potrebbe rappresentare un'altra alternativa percorribile.
Per individuare la migliore strategia per ogni struttura, però, è necessario eseguire un'analisi approfondita delle peculiarità di ogni diga e un'attenta valutazione della resistenza strutturale dell'infrastruttura.
"I nostri risultati - conclude Perera - dovrebbero essere interpretati dalle autorità di giurisdizione tenendo conto delle specificità e dei fattori locali. Ciò che è più importante sottolineare e' l'inquietante entità complessiva delle perdite di stoccaggio dell'acqua dovute alla sedimentazione. Questo si aggiunge all'elenco dei problemi di sviluppo idrico mondiale che dobbiamo affrontare con determinazione".