AGI - Niente effetto Donald Trump: il candidato ufficiale dei Repubblicani alla carica di Speaker del Congresso, Kevin McCarthy, ha perso per la quarta volta di fila. Si è fermato a 201 voti. Gliene servivano 218, la maggioranza minima, per essere eletto. Il segnale più preoccupante per lui e per l'ex presidente è il numero dei voti mancanti: venti.
Come quelli che avevano segnato la sconfitta di McCarthy nella terza votazione, quella che aveva chiuso la lunga giornata di ieri. In mezzo c'era stato l'appello appassionato di Trump, che aveva invitato i Repubblicani a votare per McCarty per "non trasformare un grande trionfo in una gigantesca e imbarazzante sconfitta".
Doveva essere la mossa per sparigliare le carte e riaffermare la propria leadership sul partito. È finita con l'ennesimo cortocircuito. L'intervento del candidato presidente nel 2024 non ha spostato voti. Anzi, tecnicamente ha peggiorato la situazione: Victoria Spartz, repubblicana dell'Indiana, non ha espresso il voto, lasciando McCarthy con un voto in meno rispetto a ieri.
Nelle tre precedenti elezioni, Spartz aveva votato per lui. Invece quei venti voti espressi ieri a favore di un altro candidato, Jim Jordan, oggi sono andati a Byron Donalds, rappresentante della destra dura, che si porta dietro un record e un segnale per Trump: era il secondo afroamericano in corsa, insieme al democratico Hukeem Jeffries.
Vedere due afroamericani in corsa per la carica di Speaker non era mai successo nella storia del Congresso americano. In più Donalds viene dalla Florida e si muove nell'area del governatore Ron DeSantis, considerato il potenziale sfidante di Trump alla corsa per la Casa Bianca. Chi, tra i Repubblicani, ha votato per Donalds, ha ottenuto un doppio risultato: ha indicato di non riconoscere pienamente la leadership di Trump, e intanto guarda sempre più alla Florida, feudo di DeSantis.