AGI - Il presidente cinese, Xi Jinping, vede una "luce di speranza" nella lotta contro il Covid-19, nonostante l'esplosione di contagi nel Paese, mentre i media statali accusano l'Occidente, e i media occidentali, di volere "screditare" tre anni di sforzi del governo cinese nella lotta al Covid-19. Nel messaggio di fine anno alla nazione, Xi ha sottolineato che la Cina è entrata in una "nuova fase" di risposta alla pandemia di Covid-19. "Abbiamo adattato la risposta al Covid-19 in base alle circostanze e con sforzi straordinari abbiamo superato rischi e sfide senza precedenti", ha detto Xi, che ha chiesto ai cinesi "perseveranza e solidarietà" per arrivare alla vittoria contro il Covid-19, la cui diffusione nelle ultime settimane ha messo sotto pressione il sistema sanitario cinese, sovraccaricato obitori e forni crematori, e mandato in tilt le forniture di medicinali, con farmacie rimaste senza scorte in gran parte del Paese.
La parole del presidente cinese giungono a poche ore dall'incontro tra funzionari dell'Organizzazione Mondiale della Sanità e funzionari cinesi, ieri, durante il quale l'Oms ha nuovamente richiamato Pechino alla trasparenza nella diffusione dei dati del contagio, secondo quanto dichiarato dal direttore generale dell'agenzia Onu, Tedros Adhanom Ghebreyesus, soprattutto in vista delle riaperture del Paese, a partire dall'8 gennaio prossimo. In particolare l'Oms ha chiesto maggiori dati sul sequenziamento genetico del virus, sui ricoveri, le terapie intensive, i decessi e il tasso di vaccinazione, con particolare riguardo agli ultra-sessantenni e alle fasce più fragili della popolazione.
In attesa di dati certi, lo scenario tratteggiato dalle proiezioni dell'istituto britannico Airfinity sono quanto mai fosche: si stimano novemila morti al giorno, un primo picco di contagi al 13 gennaio (con 3,7 milioni di casi) e un altro picco a inizio marzo (4,2 milioni). A fine aprile il numero di decessi potrebbe arrivare a quota 1,7 milioni, dopo altre due ondate di contagi, oltre a quella in corso, a cavallo con i previsti spostamenti sul territorio nazionale di centinaia di milioni di turisti interni per le festività legate al capodanno lunare. Stati Uniti, Italia, Spagna, Francia, Corea del Sud, India, Giappone, Taiwan, e da oggi anche la Gran Bretagna, hanno imposto l'obbligo del tampone per chi arriva dalla Cina, con una mossa che Pechino non ha gradito.
Formalmente, il ministero degli Esteri cinese, definisce la situazione "prevedibile e sotto controllo" e chiede "misure scientifiche e appropriate", ma la polemica contro le misure prese in particolare dai Paesi occidentali infuria sui media statali. Per gli esperti citati dal Global Times, le misure sono "discriminatorie" e "infondate", e segnalano l'intento di "boicottare" la Cina. Ancora più chiaro è un editoriale nel quale il tabloid noto per i toni ultra-nazionalistici punta il dito contro l'Occidente e i media occidentali (a cominciare da un servizio della Cnn) che "non stanno sprecando tempo nel promuovere la narrazione secondo cui tre anni di lotta contro il virus della Cina sono finiti in un fallimento".
Quello che le elite e i media occidentali stanno facendo, per il giornale di Pechino affiliato al Quotidiano del Popolo, organo di stampa del Partito Comunista Cinese, è "accusare la Cina per sentirsi meglio". Nel periodo di transizione dalla fase tolleranza zero verso il virus alla convivenza con il Covid-19 "ci saranno sofferenze" per la Cina, spiega il tabloid, ma "il giorno che l'Occidente vuole vedere - quando la Cina sarà intrappolata in un pantano dell'epidemia peggiore di quello dell'Occidente - non arriverà".