AGI - Il 2022 della Turchia non sarà ricordato solo per l'insistente opera di mediazione nel conflitto in Ucraina o per le trame che hanno portato Ankara a riallacciare i rapporti con Paesi con cui le relazioni da anni erano interrotte. Al riavvicinamento a Emirati, Arabia Saudita, Israele, Egitto, Siria e Armenia è coinciso uno stallo totale nelle relazioni con l'Unione Europea, alti e bassi con gli Stati Uniti e tensione alle stelle con la Grecia. Il tutto mentre il no del presidente turco Recep Tayyip Erdogan mantiene in sospeso l'allargamento Nato a Svezia e Finlandia. I rapporti con la Grecia nel Mediterraneo orientale hanno alimentato continua tensione tra la Turchia e Usa ed Europa, accusate da tutta la politica turca, per una volta unita, di sostenere le istanze di Atene senza considerare i diritti legittimi di Ankara.
La rottura del già flebile dialogo si era consumata a maggio, dopo che il premier greco Kyriakos Mitsotakis aveva chiesto al Congresso americano di negare ad Ankara gli aerei da guerra F16, che Erdogan reclama in virtu' di un accordo Nato e la Turchia ha già pagato. "Per me non esiste piu'" dichiaro' Erdogan riferendosi a Mitsotakis e da quel momento la tensione non ha fatto che aumentare. Nel mirino di Ankara sono finite le violazioni dello spazio aereo da parte dei caccia greci, le recenti esercitazioni militari nel Mediterraneo orientale e gli armamenti, in gran parte forniti dagli Stati Uniti, che il governo di Atene ha deciso di schierare sulle isole violando i trattati in vigore.
Due mesi fa i droni turchi hanno fotografato l'esercito greco schierare mezzi militari ricevuti dagli Usa sulle isole di Samos e Lesbos, in prossimità della costa turca. Secondo Ankara inoltre negli ultimi quattro giorni circa 700 migranti sono stati salvati nell'Egeo dopo essere stati respinti dalla guardia costiera greca e secondo la denuncia della Turchia e di diverse organizzazioni internazionali per la difesa dei diritti umani, sarebbero circa 20 mila i migranti respinti illegalmente da Atene in Turchia nel 2022. La Grecia ha denunciato le continue minacce del governo turco e insiste con gli Usa affinchè non cedano ad Ankara i nuovi F16. Atene chiede il riconoscimento dei diritti di sfruttamento di risorse energetiche all'interno di una piattaforma continentale di dimensioni su cui il presidente Erdogan, considerando le elezioni del 2023 non cederà.
A peggiorare la situazione l'accordo concluso a settembre dal governo turco con il governo libico con sede a Tripoli, che riguarda ricerca ed estrazione di petrolio e gas in Libia. Accordi definiti "illegali" dal governo di Atene, che ha annunciato mosse presso le sedi opportune contro un protocollo che riconosce alla Turchia la legittimazione ad estrarre e sfruttare gas e petrolio in territorio libico e affermare la propria presenza fino alle acque a sud di Creta. Proprio le acque dell'isola rappresentano l'ultimo teatro dello scontro fra Ankara e Atene: la Grecia pianifica l'estensione di 12 miglia del proprio confine marittimo, una mossa rispetto a cui la Turchia ha già annunciato tolleranza zero. Toccherà a Usa e Ue mediare in una situazione che mette muro contro muro due alleati Nato e che piu' volte ha rischiato la spirale dell'escalation.
Un altro tema che ha alimentato le polemiche tra Erdogan e l'Occidente è il sostegno ai separatisti curdi del Pkk e all'ala siriana di questi ultimi, l'Ypg. Negli ultimi anni ha costituito una spina nel fianco dei rapporti tra Ankara e la Casa Bianca e dirama i propri effetti negativi anche nei rapporti all'interno della Nato e con l'Europa. "Per siriani, iracheni e africani le porte si trasformano in muri, pero' non hanno nessun problema ad accogliere membri del Pkk e golpisti", ha detto il leader turco appena pochi giorni fa. Polemiche, quelle relative all'asilo concesso a presunti terroristi separatisti e golpisti, che hanno spesso creato tensione tra la Turchia e Paesi europei come Germania, Grecia e ultimamente Francia.
Proprio la presenza e l'asilo concesso a persone accusate dalla Turchia di terrorismo ha spinto Ankara a negare il via libera all'ingresso di Svezia e Finlandia nella Nato. Erdogan ha parlato dopo che pochi giorni fa la Corte Suprema della Svezia ha bocciato la richiesta di estradizione del giornalista turco Bulent Kenes, il cui nome figurava nella lista dei terroristi di cui la Turchia chiede la consegna. Una condizione essenziale per togliere il veto all'ingresso nella Nato del Paese scandinavo. Una decisione, quella della corte di Stoccolma, che complica non poco il processo di adesione di Svezia e Finlandia.
Tra i nomi di cui Ankara chiede l'estradizione a Stoccolma, ufficialmente 21, Bulent Kenes non appare tra i negoziabili. Al momento, tutti i membri Nato hanno ratificato il documento d'ingresso di Svezia e Finlandia nella Nato tranne Turchia e Ungheria. Il governo magiaro ha annunciato la ratifica a gennaio, ma serve quella di tutti i membri e il no di Erdogan continua a stoppare l'ingresso dei due stati scandinavi.