AGI - Secondo il New York Times Magazine, l'anno scorso TikTok “ha registrato più visite al sito di Google e più minuti di visualizzazione negli Stati Uniti rispetto a YouTube”. E se Facebook ha impiegato quasi nove anni per avere un miliardo di utenti, TikTok lo ha fatto appena in cinque. Il punto, però, è che lo straordinario successo dell'app è reso ancora più eccezionale dal fatto che si tratta d’un prodotto realizzato dal più grande rivale geopolitico d'America, la Cina.
Un mezzo diventato ormai popolare negli Usa, anche se la stessa Casa Bianca ha vietato al proprio staff di scaricare l'app sui telefoni di lavoro per timore che possa essere un potenziale strumento d’influenza cinese sugli Usa. Nonostante decenni di tentativi, nessuna azienda cinese, ma anche russa o iraniana, ha mai conquistato la società americana così come c’è riuscito TikTok. Alimentando al contempo serie preoccupazioni sulla sua vulnerabilità sulla possibile manipolazione da parte del governo cinese.
Ora, però, il tempo dell'app potrebbe essere giunto al capolinea. Christopher Wray, direttore dell'FBI, ha dichiarato al Congresso di essere "estremamente preoccupato" per le operazioni di TikTok negli Stati Uniti mentre all'inizio di dicembre il senatore Marco Rubio ha introdotto un comma che impedirebbe a TikTok di operare negli Stati Uniti, vietando tutte le app "soggette a un'influenza sostanziale" di Cina, Russia e altre potenze avversarie. Sul punto, i rapporti diplomatici appaiono piuttosto tesi.
Tuttavia, nel frattempo la Casa Bianca non ha perso tempo e s’è mossa. Si dice che l'amministrazione Biden stia raggiungendo un accordo con TikTok. Parlando a una conferenza di leader tecnologici, Kemba Walden, il principale vicedirettore informatico Usa, ha affermato che la Casa Bianca non ha preso alcuna decisione definitiva su un divieto, ma ha espresso sostegno a "qualsiasi misura aumenti la sicurezza" nazionale rispetto al social media. Maryland, South Dakota, South Carolina, Nebraska, Texas, Alabama e Utah hanno già vietato l'uso dell'app sui dispositivi statali mentre un disegno di legge approvato dal Senato degli Stati Uniti la scorsa settimana farebbe lo stesso a livello federale. Intanto i militari hanno escluso l'app dai dispositivi governativi.
Ma c’è un’anomalia in tutto ciò ed è il fatto che “spesso passa sotto silenzio che “TikTok è un prodotto sia dell'Occidente che della Cina”, osserva il magazine del NYTImes, perché ByteDance, la società che ne detiene il marchio, “deve la sua stessa esistenza alla mescolanza di idee, capitali e persone che hanno definito gli ultimi cinquant'anni di impegno Usa-Cina”. “Gli Stati Uniti hanno cercato di corteggiare la Cina con il fascino del suo modello e i benefici dell'ordine internazionale esistente, nella speranza che un'economia di mercato liberalizzata favorisse la riforma politica interna.
Allo stesso tempo, Pechino sembrava desiderosa di costruire il proprio settore tecnologico come motore della crescita economica e del soft power globale”, tant’è che “il successo di un prodotto come TikTok è stato solo l'esempio più visibile di una simbiosi tecnologica più profonda che una volta sembrava inevitabile”, chiosa il giornale.